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Severgnini: “Inter è squadra femmina, ha bisogno di attenzioni. E Mazzarri…”

Francesco Parrone

Amanti, amici e allenatori di ritorno non hanno una gran reputazione. Sulle dubbie virtù della minestra riscaldata esiste un’abbondante letteratura. Ma ogni regola ha la sua eccezione, e il ritorno di Roberto Mancini all’Inter potrebbe essere...

Amanti, amici e allenatori di ritorno non hanno una gran reputazione. Sulle dubbie virtù della minestra riscaldata esiste un’abbondante letteratura. Ma ogni regola ha la sua eccezione, e il ritorno di Roberto Mancini all’Inter potrebbe essere una di queste. L’uomo torna invecchiato: capelli e sciarpe hanno assunto tinte più sobrie. Ha conosciuto il calcio inglese e quello turco, gestito Mario Balotelli e Sergio Cragnotti, vinto titoli nazionali e sofferto titoli sui giornali, sperimentato l’amore irrazionale dei tifosi di molte latitudini. Tra due settimana compirà cinquant’anni. Il tecnico con la faccia da bambino sa che è tempo di voltare pagina. Aiuterà la società nerazzurra a fare lo stesso? Probabilmente sì. Qualunque cosa succeda, sarà un cambiamento. 

Squadra deliziosamente psicolabile, l’Inter ha bisogno di entusiasmarsi per essere normale. La regolarità — dai presidenti in giù — non appartiene al nostro bagaglio culturale. Non siamo geometri del campo, siamo pittori che col verde possono produrre capolavori (Madrid 2010) o scarabocchi (Parma e Cagliari quest’anno). Ho provato a spiegarlo a Thohir, Fassone e Bolingbroke, in una gelida serata di ottobre. Il Milan è una squadra maschile, uniforme e prevedibile, nel bene e nel male.

L’Inter è una squadra femmina, quindi di qualità superiore. Ma ha bisogno, come tutte le fanciulle dai due anni ai cento, di attenzioni. Non sopporta gli uomini che mettono ansia e si strappano i capelli. E Walter Mazzarri, professionista preparato, ha commesso questo errore. Non stupitevi se oggi Roberto Mancini viene salutato con sollievo e simpatia, a San Siro e dintorni. Non accusate i tifosi di infantilismo o incoerenza, se si disamorano di un allenatore e si reinnamorano di un altro. Il calcio è un romanzo popolare: se non succede mai niente, che noia. Pensate a Ulisse, a Valentino Rossi, al nuovo ruggente Massimo D’Alema: il ritorno è letterario come le partenza. Soprattutto se, per l’Inter, sarà un ritorno alla vittoria, che ha sempre un buon profumo.