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Il giorno dopo Napoli-Inter, dalle colonne del Corriere della Sera, Beppe Severgnini analizza la prova della squadra di Inzaghi. "Se esistesse un premio per la partita più strampalata dell’anno, Napoli-Inter potrebbe vincerlo. Dimenticate, per un attimo, il gioco e il risultato, di cui parleremo. Concentratevi su due fatti. Il Napoli festeggia il meritatissimo scudetto con la finalista di Champions League. E su cosa rimuginano i tifosi? Sul divorzio metafisico tra un allenatore vincente (Luciano Spalletti) e un presidente riconoscente (Aurelio De Laurentiis). E la squadra di Simone Inzaghi? Gioca in casa dei neo-campioni d’Italia senza eccessiva convinzione, e dà l’impressione di avere testa e cuore altrove (Coppa Italia, Champions)".
"Il risultato? Un rimpianto. Poteva essere una magnifica partita tra due squadre forti e giustamente orgogliose, ne è uscita un’altra cosa. Il Napoli ha messo in campo tutti i titolari. L’Inter solo tre (o quattro, secondo i punti di vista). Nonostante questo, i campioni d’Italia hanno faticato, nel primo tempo. Poi ci ha pensato Gagliardini a risolvergli i problemi, facendosi espellere. Inzaghi, che quasi certamente l’avrebbe tolto nell’intervallo, non sarà stato contento. Quello che è successo dopo è una conseguenza, e il gol di Di Lorenzo — diciamolo — costringeva all’applauso".
"L'Inter non è riuscita a imporre una narrazione alternativa del pomeriggio. Ha reagito, invece di agire. A meno che, in vista del Manchester City, volesse allenarsi a giocare contro azzurri decisamente forti, che fanno girare bene la palla. Ma allora doveva scendere in campo con un’altra formazione, e un altro spirito".
(Corriere della Sera)
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