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Sgarbi: “Salvare San Siro non è un capriccio, ma un obbligo”

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Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi richiama "al rispetto della legge" e spiega che "il vincolo non è un capriccio: è un obbligo"

Marco Macca

Con un intervento sul Corriere della Sera sul futuro dello stadio San Siro di Milano, il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi richiama "al rispetto della legge" e spiega che "il vincolo non è una scelta o un capriccio: è un obbligo".

Sgarbi: “Salvare San Siro non è un capriccio, ma un obbligo”- immagine 2

"In merito al vincolo di tutela per lo stadio Meazza a Milano, io non impongo, non ordino, leggo le carte del ministero e considero serenamente le ragioni della storia, invocando il rispetto della legge", spiega Sgarbi, ricordando che "il 27 luglio 2020 in seduta congiunta i Comitati tecnici-scientifici del ministero dei Beni culturali all'unanimità concordarono 'sull'esistenza di un valore fortemente simbolico per la città di Milano rivestito dallo stadio San Siro (indipendentemente dall'età del manufatto), nonché sull'opportunità di avviare un percorso amministrativo relativo a un provvedimento di tutela. La Soprintendente, per ragioni non chiare, non ha dato seguito a questa prescrizione che il tempo non cancella, e che attende di essere gerarchicamente istruita, oltre ogni incongrua valutazione politica (il caso del Qatar al Parlamento europeo insegni)".

"Il ministero e lo Stato non possono essere indifferenti, e assumere una posizione pilatesca, per favorire interessi economici contro la difesa della città e della sua storia".

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