Della sfida di domenica sera tra Juventus e Inter ha parlato, intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex centrocampista nerazzurro Igor Shalimov:
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Shalimov: “Juve-Inter, non ci sono favoriti. Inzaghi mi piace, non ha cambiato il suo gioco”
«Mi sento un privilegiato ad aver giocato per uno dei sei club più importanti al mondo, con una storia pazzesca. All’Inter e a Milano era tutto bellissimo: città, società, tifosi, compagni di squadra. Un onore aver vinto la Coppa Uefa con quella maglia».
Ma molti tifosi la associano ancora alla prodezza realizzata a Torino, in casa della Juve: si ricorda quel gol col tocco sotto a Peruzzi?
—«Le confesso una cosa, ancora oggi ogni tanto vado a rivedermelo su internet: davvero un bel gol, nato da un errore di Julio Cesar, dalla caparbietà di Sosa nel recuperare palla e dalla bravura di Fontolan nel servirmi la palla al momento giusto».
Come si vive una vigilia così importante? Come si gestisce la tensione nell’avvicinamento al derby d’Italia?
—«All’Inter due gare vengono prima delle altre: il derby di Milano, ovviamente, e quello d’Italia contro la Juve. Due gare speciali che in realtà noi preparammo con grande serenità. Però all’esterno si percepiva quanto fosse diversa per tutti quella partita. La stampa cominciò a parlarne con largo anticipo, i tifosi ci seguirono con ancora più passione, incitandoci anche durante gli allenamenti. Insomma, noi eravamo tranquilli ma l’ambiente molto carico. Del resto Inter, Milan e Juve sono la storia della Serie A e del calcio europeo: quando si sfidano, si ferma il Paese».
E domenica invece che partita sarà?
—«In una partita così non esistono favoriti. Juve-Inter è sempre 50 e 50, non conta lo stato di salute, lo stato psicologico, l’euforia del momento. È tutta un’altra storia. Per i giocatori della Juve non peserà il fatto di essere in un momento complicato, di essere usciti dalla Champions. Né per l’Inter farà differenza il ritrovato entusiasmo e il fatto di aver superato un girone molto duro in Europa. Contano i 90 minuti di domenica, niente più».
La crisi della Juve se l’aspettava?
—«Dico una cosa: ma perché hanno lasciato andare via Dybala? Come si fa a rinunciare a un talento come quello dell’argentino? Una volta in Italia c’erano i numero 10 più forti del mondo, italiani e stranieri. Alla Juve hanno visto Platini, Baggio, Del Piero, Zidane: oggi non c’è il fuoriclasse».
E invece l’Inter di Inzaghi la convince?
—«Simone è un allenatore che mi piace, tra Lazio e Inter non ha cambiato modo di proporre idee e gioco. È rimasto se stesso, anche per questo ora è tornato a fare grandi risultati».
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