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Sheriff, Castaneda: “Inter? Dobbiamo far risultato. Ecco a chi chiederò la maglia”

Daniele Vitiello

Le parole dell'attaccante e capitano della vera sorpresa di questa edizione della Champions League

Franck Castaneda, capitano della sorpresa Sheriff Tiraspol, sarà il principale pericolo per l'Inter di Simone Inzaghi questa sera al Meazza. Il calciatore ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni del Corriere dello Sport. Queste alcune delle sue considerazioni:

 Castaneda, qual è stato il suo primo pensiero il giorno del sorteggio di Champions? 

«Ho provato una grande felicità perché è bello avere la possibilità di affrontare top club come l’Inter, il Real Madrid e lo Shakhtar».

Avrebbe mai pensato che, dopo due giornate, lo Sheriff avrebbe guidato la classifica del girone? 

«Fin dall’inizio abbiamo puntato sul lavoro duro perché sapevamo che era l’unico modo per far bene contro queste rivali. Ammetto che vincere con lo Shakhtar e il Real è stato un sogno che si è trasformato in realtà. Due imprese del genere ci hanno convinto ancora di più di poter fare grandi cose».

Ora non siete più considerati una squadra “materasso”.  

«E’ bello per noi, ma anche per il calcio che una formazione così giovane e alla prima esperienza in Champions abbia scritto una pagina importante della sua storia guadagnando il rispetto di tutti».

Qual è il vostro segreto? 

«La voglia e le ambizioni individuali. In campo ci appoggiamo l’uno all’altro, cerchiamo di fare risultato, diamo tutti il massimo e nessuno risparmia una corsa per il compagno. Siamo una squadra nel vero senso della parola. Così riusciamo a compensare anche qualche lacuna che abbiamo rispetto alle formazioni più blasonate che affrontiamo».

Real e Inter sono ancora le favorite per il passaggio del turno? 

«Sì. Noi abbiamo avuto fortuna a Madrid, ma il Real e l’Inter sono due squadre fortissime, due club dalla grande tradizione. Sarà dura tenerle alle nostre spalle». 

Però la storia del calcio è piena di Cenerentole che... 

«Noi ci sentiamo già una Cenerentola che ha fatto qualcosa di eccezionale visto che nei preliminari abbiamo eliminato la Stella Rossa e la Dinamo Zagabria. Chi ci considerava inadatti per la Champions, avrà cambiato idea».

Sia sincero, crede alla qualificazione agli ottavi? 

«Credo che sia un traguardo possibile se continueremo a lavorare molto duramente. Dobbiamo far risultato contro l’Inter e non sarà facile perché avremo di fronte i campioni d’Italia».

I nerazzurri senza Lukaku e Hakimi incutono meno timore? 

«Con Inzaghi l’Inter gioca meglio e mostra un calcio più fluido, da grande squadra. Dovremo fare attenzione alle loro transizioni e contrattaccare quando sarà possibile».

Chi teme di più? 

«Lautaro è un grande e nell’Argentina segna sempre. In tv studio spesso i suoi movimenti: è agile e intelligente, uno di quelli che se te lo dimentichi, ti può ammazzare in un secondo. Bisognerà controllare sia lui sia Dzeko». 

A chi chiederà la maglia? 

«A Martinez o a Sanchez. Alexis lo seguo da quando è andato al Barcellona: è un grande».

Per lo Sheriff sarà un ostacolo anche... San Siro, uno stadio che mette in soggezione? 

«Nessuno di noi ci ha mai giocato e sarà per tutti una esperienza nuova. Anzi, un sogno che diventerà realtà esattamente come successo quando siamo andati al Bernabeu. Io San Siro in tv l’ho visto tante volte quando seguivo l’Inter del triplete in cui c’era il mio connazionale Cordoba».

 A dicembre scadrà il suo contratto con lo Sheriff. Le piacerebbe venire in Italia? 

«Il mio grande desiderio è giocare in A perché in questo campionato militano tanti calciatori importanti. So bene che rispetto al passato la Premier è più attraente della Serie A, ma il vostro torneo per me rimane il top. Farei di tutto per avere una chance in un club italiano».

Crede di essere pronto per il campionato italiano? 

«Vengo dalla miglior stagione nella mia carriera nella quale ho stabilito il record di gol per lo Sheriff (33, ndr) e ho servito anche 16 assist. Credo di essere cresciuto molto, ma possono migliorare ancora. Ho fame e voglia di mettermi alla prova su grandi palcoscenici».

Come si vive a Tiraspol? 

«E’ una città piccola, ma con molto verde. Sono arrivato in Europa grazie al mio agente che mi ha portato prima in Slovacchia e poi allo Sheriff dove mi trovo bene. La frontiera militarizzata e il desiderio di separatismo della Transnistria (la volontà di staccarsi dalla Moldavia per andare con la Russia, ndr) noi calciatori non li avvertiamo: siamo trattati bene e tutti sono gentili».