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Signori (Giornale): «ET gentile ed educato, ma non risponde mai all’unica domanda che conta»

Lorenzo Roca

Dopo un anno da presidente dell’Inter restano ancora dubbi sulla figura di Erick Thohir. Prova a riassumerli Riccardo Signori dalle pagine del Giornale: «Era partito da Magnate ed ora è finito con l’essere Cicciobello dagli occhi a...

Dopo un anno da presidente dell'Inter restano ancora dubbi sulla figura di Erick Thohir. Prova a riassumerli Riccardo Signori dalle pagine del Giornale: «Era partito da Magnate ed ora è finito con l’essere Cicciobello dagli occhi a mandorla. Era un Tycoon ed ora un tracciarighe e tagliateste. Era ET ed ora un filippino. L’Inter ti fa e ti disfa: come gli allenatori. Che poi sia arrivato a Milano l’unico Tycoon che non tira fuori i soldi come noccioline è tipico del paese delle meraviglie nerazzurro. E, magari, del non ti scordar di me morattiano. L’Inter non è mai stata una società di cattive persone, ma certo di cattivi pensieri. Thohir non ha nulla dell’interista e dell’interismo, ci ha provato rifilando un paio di ceffoni dialettici ad Agnelli. Il tanto per guadagnarsi un “hurrà!“. Poca roba. Ma ha il pregio di aver fatto capire l’importanza dei bilanci da ristrutturare. Non c’è tifoso, con un pizzico di ragionevolezza, che rimpianga i buchi sui libri contabili pensando a un’Inter in bancarotta. Ma tutti rimpiangono campioni, speranze, illusioni. Thohir non ti concede nulla, al di là dei conti economici. Risponde a ogni domanda fin dal primo giorno, con disponibilità di modi. Quando gli vieni presentato non si nega mai un ohh! di stupore, come se avesse sentito parlare di te quanto di Obama. Cortese e gentile, molto asiatico e poco europeo nel dire, fare, pensare e infilarti nel suo personalissimo spiedo. Furbo e dribblomane quel tanto per non rispondere mai (ancora?) all’unica domanda che conta: perché si è comprato l’Inter con quel buco nero da ripianare? Il giorno che risponderà forse se ne andrà. E i nostalgici di Moratti tireranno un sospiro di sollievo».