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Una sola stagione all'Inter, nel 1998/99, a soli 21 anni, prima del grande salto in Premier League, dove si affermò con la maglia del Manchester United prima e dell'Arsenal poi: Mikael Silvestre arrivò a Milano forse troppo giovane, in un'annata caratterizzata dall'alternarsi di ben quattro allenatori, e non riuscì a lasciare un segno importante. L'ex difensore francese racconta ai microfoni di gianlucadimarzio.com la sua esperienza in nerazzurro: "All'Inter avevo giocato poco, ma non era un problema. Nella mia seconda estate italiana arrivò Lippi che fece firmare Georgatos: era lui la prima scelta, mi venne comunicato che non avrei avuto tanto spazio. Accettai di restare comunque, solo che poi si fecero avanti il Manchester United, il Liverpool e l'Arsenal: cambiò tutto. In Premier mi dicevano che avrei giocato sicuramente. Ronaldo? Un giocatore pazzesco. Era bravissimo pure in cucina: spesso ci invitava a cena e faceva tutto lui. Quando ci allenavamo ci veniva dato un preciso compito: non andare troppo forti su di lui. A parte che era difficilissimo riuscire a fermarlo... All'Inter gli allenatori cambiavano, i tifosi si arrabbiavano perché un anno vinci la Coppa Uefa e poi con la stessa rosa l'anno dopo vai male. Avevi addirittura Baggio e non riuscivi a fare niente. Moratti era sempre presente, anche se rispetto a me aveva rapporti più con i francesi da maggior tempo in rosa: Djorkaeff e Cauet. Però insomma, alla fine ho imparato molto anche così. Mi fa impressione pensare che all’inizio non pensavo nemmeno di fare il calciatore: fino a 16 anni giocavo solo per divertirmi. Ma poi il Rennes mi ha messo sotto contratto con la sua Primavera. Quindi ci ho pensato. E quando arrivi all'Inter e ti trovi giocatori come Zanetti, lo zio Bergomi, Roberto Baggio, inizia a pensare che qualcosa di diverso ci sia".
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