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Simeone: “Il mio stile? Da 4 anni e mezzo ci rompiamo la testa. Chi arriva all’Atletico…”

A pochi giorni dalla finale di CL che una sponda di Madrid alzerà al cielo di Milano, il Cholo Simeone ha rilasciato un'intervista al sito della Uefa. Qui ha spiegato tante cose sul suo lavoro e la sua filosofia

Dario Di Noi

A pochissimi giorni dall’attesa finale di Milano, contesa unicamente dalla città di Madrid, il Cholo Simeone ha rilasciato un’intervista al sito della Uefa. Parole forti quelle dell'ex giocatore nerazzurro, pronto a vivere una grande serata nella finale di Milano. Il Cholo ha spiegato cosa significhi il suo lavoro, portato avanti con una filosofia ben precisa all'Atletico Madrid.

Ecco le sue dichiarazioni: "Sarà una rivincita? Nel calcio, come nella vita, non ci sono rivincite, ci sono nuove opportunità. Credo che ‘rivincita’ sia una parola negativa, perché ricorda sconfitte, brutti momenti, mentre ‘opportunità’ è una parola che parla di ottimismo, parla di sicurezza, di fiducia e di quello che sta per venire, quello che vogliamo, che è la Champions League. Abbiamo eliminato due delle tre migliori squadre del mondo (Barcellona e Bayern Monaco), e in finale affronteremo la terza. Il Real Madrid, se possibile, è una squadra diversa dal Barcellona o dal Bayern, una squadra molto più diretta, pericolosissima su calcio da fermo, una fortezza in difesa, soprattutto con Pepe, Varane e Ramos. In più, la presenza di Casemiro ha dato molto equilibrio a una squadra che possiede un potenziale offensivo enorme. Ci stiamo preparando per tentare di portare la partita dove crediamo sia meglio per noi, in modo tale che questo poi ci porti a quello che vogliamo, che è vincere. Lisbona 2014? Lì si arrivava da una finale giocata sei giorni prima col Barcellona. Lì si arrivava con due fra i calciatori più importanti, Arda e Costa, infortunati, e con un gruppo possibilmente più maturo. Parlo di Villa, di Raul Garcia, di Diego Ribas, di Sosa, di Mario Suarez. Il gruppo di oggi è diverso, perché ha molti più giovani, ragazzi che vivranno per la prima volta un’esperienza così. Le sconfitte sono sempre un male. Qualunque cosa tu perda. E perdere mi ferisce allo stesso modo in cui ferisce qualunque essere umano che perde una partita, né più né meno di questo. Il mio stile di gioco? Sono 4 anni e mezzo che lavoriamo su uno stile di gioco e soprattutto di intensità a nostro modo, e ovviamente lo facciamo per raggiungere un grande livello. C’è molta gente qui che si rompe la testa per raggiungere questo stadio del calciatore, soprattutto i preparatori fisici. Nella metodologia degli allenamenti e in questo, con alcune modifiche nel corso del tempo, abbiamo sempre tenuto lo stesso livello di intensità. Quando arrivano giocatori nuovi, capiscono che cosa è necessario per giocare nell’Atletico Madrid: è chiaro che il talento ce l’hai quando arrivi all’Atletico Madrid, ma devi essere parte del gruppo, lavorare duro e metterci il cuore per giocare nell’Atletico Madrid. Cosa vorrebbe dire essere l’uomo che porta l’Atletico a vincere la sua prima Champions? Io credo che le parole contino poco. Quando sento la gente parlare di ciò che le piacerebbe, di quello che vorrebbe, le vedo come situazioni che vanno già troppo avanti. Io vivo la realtà, il momento e quello che c’è. E’ chiaro che ci prepariamo per vincere, ma non dipenderà da quello voglio io. Dipenderà da ciò che noi faremo perché la vittoria venga dal nostro lato".