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Simoni: “Mia Inter diversa da questa. Allenare Ronaldo era un piacere. Su Manaj dico…”

Gigi Simoni è stato intervistato da Maidirecalcio.com. L’ex allenatore dell’Inter ha affrontato vari temi, dal paragone tra la sua Inter e quella attuale, ai trofei vinti. Ecco le sue parole: -Nonostante le vittorie, qualcuno dice che...

Simona Castellano

Gigi Simoni è stato intervistato da Maidirecalcio.com.

L'ex allenatore dell'Inter ha affrontato vari temi, dal paragone tra la sua Inter e quella attuale, ai trofei vinti. Ecco le sue parole:

-Nonostante le vittorie, qualcuno dice che l'Inter giochi abbastanza male. Lo dicevano anche della sua Inter. Crede possa esserci qualche analogia? 

Direi di no, visto che noi avevamo degli attaccanti come Ronaldo e Zamorano che davano alla squadra la facilità di andare in gol. Inoltre la difesa che avevamo ci permise di fare bene. Per tutto il campionato fummo alla pari della Juventus, perdendo il campionato dopo ciò che successe e che tutti sanno. Tuttavia condivido pienamente quello che è il pensiero di Mancini in questo momento: è importante giocar bene ma lo è ancora di più vincere, e se vinci non può sempre e solo essere una questione di fortuna, perché è evidente che fai pochi errori in difesa e magari trovi sufficiente una giocata degli attaccanti per risolvere le partite. L’Inter non ha ad esempio il gioco spettacolare della Juventus degli ultimi anni, spesso padrona della situazione, a segno con facilità, e per questo vincente. Quella di Mancini è una squadra a cui, in queste prime sfide incerte, è bastato un solo gol per vincere e questa è una qualità importante; del resto ha cambiato molto in estate, e perciò sfrutta molto di più le caratteristiche individuali dei suoi giocatori che il gioco collettivo. Gente come Guarin e Felipe Melo sono il simbolo della determinazione e della concretezza, dote che ho sempre preferito rispetto ad altri aspetti, perché rappresenta la realtà.

-Ronaldo era il simbolo della sua Inter. Che tipo di giocatore ricorda di aver allenato? Cosa ha provato quando l’ha visto per la prima volta alla Pinetina?

Allenare Ronaldo era un vero piacere, sia per le cose che ci faceva vedere, sia perché il suo comportamento è sempre stato tra i più belli ed esemplari che io ho incontrato nella mia lunga carriera. Lavorare al fianco di un giocatore come lui, il migliore al mondo, è stato per me un grande orgoglio; c’è da dire però che di campioni ne avevo abbastanza all’Inter, basta ricordare giocatori come Simeone, Zamorano, Djorkaeff, Zanetti, Bergomi, Pagliuca, Baggio, Pirlo che di spettacolo ne facevano eccome.

-Ricorda qualche aneddoto particolare, un episodio simpatico che le è rimasto impresso sul suo rapporto con Ronaldo?

Lui era un ragazzo che faceva tutte le cose per puro divertimento, seguendo tutte le indicazioni che gli davo; al di là delle qualità tecniche, era un grande uomo, nonostante all’epoca fosse anche un personaggio. Una volta chiesi alla squadra di non bere Coca-Cola, pur sapendo che a tutti piaceva berla; allora dissi di lasciarla bere per tutti soltanto a Ronaldo, che era un grande appassionato. Tutti si misero a ridere e non la bevvero più, almeno durante i pranzi tutti assieme. Fu chiaramente una semplice battuta che però tutto il gruppo recepì nel modo giusto, questo per sottolineare il fatto che l’Inter è stata senza dubbio la squadra che mi ha creato meno problemi da questo punto di vista, proprio per la serietà del gruppo in generale.

-Perché quell’Inter riuscì a vincere “solo” una Coppa Uefa?

Dopo una buona parte di stagione sempre in testa, arrivammo allo scontro diretto con la Juventus a un solo punto di distacco, subimmo quello che ho sempre considerato un furto e finimmo secondi in campionato. Vincere all’epoca la Coppa Uefa non era cosa da poco, visto l’alto livello delle squadre partecipanti.

-Lei venne esonerato dopo aver battuto il Real Madrid (con l’Inter prima nel girone di Champions League) e la Salernitana la domenica successiva. Motivo? 

Non c’era effettivamente una spiegazione logica, visto il momento che stavamo attraversando; non mi sono mai chiesto il perché di quella scelta, mi bastarono le parole di Moratti che qualche tempo dopo, alla domanda su quali errori ritenesse di aver fatto durante la sua presidenza, disse di aver sbagliato una cosa sola: mandare via Simoni in anticipo. Ecco perché il mio affetto nei confronti dei colori nerazzurri è assolutamente immutato; nel calcio queste cose accadono, ma giuste o sbagliate che siano, non c’è da chiedersi il perché. Tra l’altro dopo essere stato esonerato, mi aggiudicai il premio come miglior tecnico italiano dell’anno (Panchina d’oro 1997/1998), e quella fu una grande soddisfazione. 

-Cosa può dirci di Rey Manaj?

Manaj è un ragazzo che ha grandi qualità. Avremmo voluto tenerlo qui con noi un altro anno, ma quando si è presentata l’opportunità dell’Inter non ce la siamo sentiti di trattenerlo; abbina tecnica e fisicità, è chiaro che deve maturare vista la giovane età, ma la spiccata personalità di cui è dotato credo possa aiutarlo nella sua esperienza a Milano. Speriamo che con l’aiuto e l’apprezzamento di Mancini, che l’ha evidentemente ritenuto già pronto per l’esordio in A, possa togliersi grandi soddisfazioni; noi tutti siamo orgogliosi e felici per lui, dato che l’abbiamo cresciuto e aiutato nel suo percorso di crescita.