Okay, il nome di battesimo forse non sarà il massimo per chi è destinato a guidare la difesa dell’Inter. Eppure Milan Skriniar, 22 anni, è uno abituato a smentire gli scettici. Quando la Samp lo acquistò un anno e mezzo fa dallo Zilina, Milan era un «signor nessuno» arrivato a Genova grazie a una scommessa del d.s. Osti e del responsabile scouting Riccardo Pecini: 800.000 euro per un giocatore che ora vale quasi 30 volte di più. Il merito non è solo di chi lo ha scoperto, ma anche di chi lo ha saputo valorizzare: Marco Giampaolo. È con il tecnico abruzzese che la carriera di Skriniar è decollata. Nella gestione Montella il centrale slovacco aveva messo insieme solo 3 presenze: l’esordio contro la Lazio, la prima da titolare a Palermo e la trasferta in casa della Juve macchiata da un’espulsione dopo pochi minuti. Giampaolo ha iniziato a lavorare su Skriniar durante l’estate. Ha creduto fin da subito nelle sue potenzialità. Lo ha messo alla prova nel trofeo Gamper contro il Barcellona, ricavandone impressioni positive. E quando è stato il momento di lanciarlo titolare in campionato – complice l’infortunio di Pavlovic e lo spostamento di Regini sulla fascia – non ci ha pensato due volte. All’inizio Skriniar ha pagato lo scotto dell’inesperienza con qualche errore da matita blu: il rigore su Dzeko, lo stop sbagliato da cui è scaturito il gol di Bacca, la «dormita» su Nestorovski. Svarioni costati punti pesanti alla Samp. Giampaolo ha però continuato a crederci e alla fine ha avuto ragione: il difensore insicuro del girone d’andata è diventato un titolare inamovibile nel girone di ritorno. Forte nel gioco aereo grazie ai suoi 187 centimetri, ma bravo anche nel far ripartire l’azione con eleganti uscite palla al piede. Grande lavoratore, taciturno e riservato, un po’ come Schick. Non a caso, un anno fa Antonio Cassano, nel ritiro di Ponte di Legno, profetizzò una grande carriera per entrambi: Schick è finito alla Juve, Skriniar andrà all’Inter.
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(Gazzetta dello Sport)
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