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Tra i giocatori sotto al loro rendimento in casa Inter c'è sicuramente anche Milan Skriniar. Lo slovacco, che sembrava sul punto di partire, non sta rendendo sui suoi livelli.
"Se occupare diverse posizioni all’interno dello stesso scacchiere è sempre un dato positivo, forse l’Inzaghi bis mescola un po’ troppo. Lo slovacco ha cambiato tutti i ruoli della difesa perché, contemporaneamente. Simone dalla panchina componeva e scomponeva l’intero reparto come un puzzle. Alla fine i terzetti arretrati usati in 90’ sono stati quattro, se non è record poco ci manca: via con Skriniar-Acerbi-Bastoni, poi ecco dopo mezzora Skriniar-Acerbi-Dimarco, poi nel secondo tempo D’Ambrosio-Skriniar-Acerbi e, infine, dopo l’uscita avventata del laziale, D’Ambrosio-De Vrij-Skriniar. L’esercizio di adattamento dello slovacco è andato così così, ma il vero disastro è stato olandese: contemporaneamente all’ingresso di De Vrij, è arrivato il naufragio con i due gol dell’Udinese", analizza La Gazzetta dello Sport.
"Tra i problemi sparsi c’è appunto un certo “sballottamento” dei giocatori notato nei piani alti. Dal canto suo Skriniar, intrappolato nei pensieri parigini, deve semplicemente ritrovare serenità per rendere al suo livello, qualunque sia la posizione che gli toccherà occupare. Il contratto da rinnovare e il Psg pronto a ripiombare sulla preda già a gennaio non aiutano di certo a stare nel focus. Non è l’unico, però, che ha sofferto nel cambiare un po’ troppo spesso posizione. Fermarsi alla stazione Dimarco, ad esempio: Federico è una delle armi tattiche più affilate in mano a Inzaghi proprio per la capacità di traghettare la palla davanti col suo sinistro ben educato. L’anno scorso si era così ritagliato il ruolo di “braccetto sinistro”, di vice Bastoni, abbandonando le velleità su quella fascia dominata dal tiranno Perisic. Quest’anno, più di una volta, anche a gara in corso, ha dovuto abbandonare la posizione iniziale e provare ad avventurarsi come laterale di centrocampo. Dal suo mancino potrebbero sgorgare ben più cross di quelli effettivamente arrivati: anche per lui forse l’assenza di punti fermi e la sensazione di precarietà costante non hanno aiutato", aggiunge il quotidiano.
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