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La ricetta interista
—È una sfida a distanza anche questa. E chissà che davvero non finisca ai rigori: Sommer ha dominato la Francia e per poco non riusciva nell’impresa pure con la Spagna, nell’Europeo di tre anni fa. «Sarebbe bello affrontare l’Italia, lì conosco tanti giocatori, sarebbe divertente, di sicuro ci prepareremo al meglio», ha detto quando ancora l’incrocio con gli azzurri non era sicuro. Incrocio nerazzurro, sarebbe più giusto dire, considerati tutti i compagni interisti a cui domani proverà a rovinare la serata, quegli stessi con cui ha condiviso anche le vittorie. Magari con la ricetta che più gli è riuscita all’Inter, ovvero il clean sheet. Qui in Germania non è ancora riuscito a mantenere la porta imbattuta. L’Italia spera di allungare la serie, lui ragiona al contrario. Finora solo il portiere del Portogallo, Diogo Costa, ha effettuato meno parate dello svizzero (4 contro 5). Qui sta la bravura: è fare bene quel poco che la partita o il torneo ti propone.
Leader
—Nello spogliatoio è un riferimento: lui, Xhaka e Shaqiri sono i tre leader storici, le teste a cui inevitabilmente il ct Yakin deve appoggiarsi. E fa bene a farlo. Non era scontato per Sommer giocare da titolare questo Europeo, vista la grande crescita di Kobel. Ma Yann è così. È l’uomo che ferma il tempo e respinge il futuro. Pure all’Inter ora gli metteranno vicino un altro titolare, con Martinez. Mica è un problema per lui. Parlano i numeri: nessun portiere della Svizzera ha vestito la maglia della “Nati” tanto quanto Sommer, 92 volte. A pensarci bene, anche questa è una sfida mentale: restare lassù per tanto tempo è traguardo per pochi eletti. Diceva ieri Aebischer in conferenza stampa: «Yann è un simbolo per noi». Ecco perché c’è da fidarsi sempre, di uno come l’interista. Per tre volte è stato votato calciatore svizzero dell’anno. Non sia mai arrivare a quattro", si legge.
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