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Mauro Icardi è stato il protagonista, assieme a Vecino, della vittoria dell'Inter sul Tottenham in Champions League. Alla prima nella massima competizione europea, l'argentino è andato subito a segno aprendo alla rimonta dei nerazzurri. Su La Repubblica, Andrea Sorrentino ha parlato proprio del capitano dell'Inter:
"La maglia della salute che spunta sotto quella nerazzurra, mentre si avvita nel destro ciclopico che cambierà la storia di Inter-Tottenham. Esibire la meraviglia dopo 81’ di sostanziale assenza dal campo, appena al sedicesimo pallone toccato, mentre tutto lo stadio medita pensieri poco belli proprio su di lui, e non parliamo della sua scarsa popolarità dalle parti della panchina in quel momento, visto che non è mai venuto a prendersi un pallone. Colpire da fuori area, lui che un anno fa segnò 29 gol su 29 nei 16 metri, infatti racconterà che è stato un caso: aveva preso una botta in area ed era rinculato indietro a rifiatare, e in quella gli è arrivato il pallone, così l’ha sparato in porta, poi non ne toccherà più altri e rimarrà a quota 16, nell’assalto finale prima del 2-1 mica lo vedi più. E alla fine festeggiare quasi da sé, con i compagni che si prendono per mano e finiscono scivoloni sotto la Nord, lui che invece rimane indietro e non partecipa al girotondo, applaude ma qualche passo indietro, perché con la Curva è freddezza estrema da due anni, anche in una notte simile non si deroga alle proprie idee, ai propri principi. Maurito Icardi".
Prosegue l'analisi del giornalista: "L’imperfetto a vita, che poi si fa sublime quando meno te lo aspetti. Quello che se ne frega di tutto. Quello scarno e spigoloso, quello delle scelte estreme, quello che riduce tutto all’essenziale, in campo e nella vita. Non gli interessa trascinare la squadra, ma farla segnare. Non partecipa al gioco, ma risparmia energie per il gol, e a nessun allenatore piace, nemmeno a Spalletti, tra i due qualche diverbio e qualche rispostaccia ci sono stati, anche di recente, storie di campo come tante. Caso unico di centravanti da pacchi di gol che non riceve cori dai suoi ultras, anzi proprio non ha rapporti, hanno litigato due anni fa e lui non ha mai chinato il capo, chiesto scusa o riappacificazioni, eppure lo fanno tanti suoi colleghi. Caso quasi unico di giovane uomo che già a 22 anni era sposato e con quattro figli, ora diventati cinque, viva la famiglia allargata, chi se ne frega del passato, esiste solo il futuro. Non gli interessa piacere, a Maurito. Non cerca applausi di passaggio o da esibizione, vuole solo quelli alla fine, quando conta. Insegue l’efficacia assoluta e forse una felicità intima, da condividere con pochi eletti, non proprio con tutti. Difficile amare totalmente chi è così parco di sé, anche se ognuno ha la sua storia, privata e familiare. Poi però segna un gol come quello, e sei assalito da dubbi. Non rimane che la margherita: l’amo, non l’amo".
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