- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
ultimora
Getty Images
Paolo Sorrentino, rinomato regista e grande appassionato di calcio, ha parlato a La Gazzetta dello Sport anche di Inter-Napoli:
Napoli è tornata dopo anni al centro di un suo film. La città come sta vivendo questo particolare momento calcistico?
«Siamo tutti in un’attesa trepidante ma anche attenti a non coltivare troppo le illusioni».
Contento della squadra?
«Ne ho un’ottima impressione. Le partite sono divertenti e questa è la cosa più importante. Spalletti mi sembra molto simpatico, ma non lo conosco. Osimhen è un giocatore e un sogno allo stesso tempo».
Le piace qualcun altro?
«Molti. Mi piace la calma di Anguissa, la grandezza di Insigne, la volontà di Politano, l’autorevolezza di Koulibaly, e potrei andare avanti per tutti gli altri».
Anche per lei questa squadra è da scudetto?
«Per fare queste affermazioni penso che sia necessaria una conoscenza dal di dentro. E io, purtroppo, non ce l’ho».
Vincerlo senza Maradona quanto sarebbe diverso?
«Vediamo prima se lo vinciamo. Dopo analizzeremo le differenze...».
Ha ragione, allora parliamo di avversari. Il Milan al momento è il rivale numero uno.
«Ma le grandi squadre non muoiono mai. Temo tutte le grandi».
Dunque anche l’Inter che stasera affrontate a San Siro. Che partita si aspetta?
«L’importante è non aspettarsi mai niente».
Può essere una giusta filosofia. A proposito di approcci alla vita, Maradona si schierava, sempre e comunque, anche politicamente. Ora i giocatori non lo fanno più. Come lo spiega?
«Maradona era un mondo a parte. Era un genio. E come scriveva Vincenzo Cerami: il genio fa come gli pare. Trovo sano che tutti gli altri parlino solo di ciò che conoscono».
Anche Sarri prendeva posizione. Le piaceva?
«Maurizio Sarri mi piaceva moltissimo per il gioco che faceva al Napoli. La politica la lascerei fuori».
Quanto sia importante per lei Maradona è noto. Gli dedica un pensiero al giorno?
«Più di uno».
Nel film ha ricostruito l’ingresso di Diego al San Paolo il giorno della presentazione. C’è un altro momento della storia del Napoli che per il suo significato metterebbe in una sua opera?
«Il Napoli trabocca di storia e di momenti indimenticabili. Non saprei sceglierne uno».
Ormai il calcio è anche uno spettacolo a favore di telecamera. Lo si intuisce pure dalle “pose” dei giocatori. Il volto per lei più cinematograficamente attraente?
«Medel, una faccia antica e bellissima».
La sua partita del cuore?
«Napoli-Juventus, novembre 1985. Gol di Maradona su punizione di seconda. Un’inspiegabile perizia balistica. Pioveva. Non vincevamo con la Juve da millenni. Ci fu una tale esplosione di gioia che mi ritrovai venti gradoni più giù. E quel giorno non ritrovai più gli amici con i quali ero andato allo stadio».
La scorsa estate è stata di enorme soddisfazione per gli italiani. Che cosa l’ha emozionata di più?
«Tutto. È stato un anno indimenticabile. Certo, l’Europeo...».
Domanda secca: nel 2022 meglio l’Oscar o lo scudetto?
«Meglio che ci vacciniamo tutti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA