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Per uscire dalla crisi, però, Spalletti a Firenze ha provato a muovere le pedine. Candreva in panca, Joao Mario in campo, in una posizione che il portoghese aveva già occupato nello Sporting e con la nazionale portoghese. Trequartista esterno a destra, ma con caratteristiche totalmente diverse da quelle di Candreva. È bastato un cambio, ed è cambiato il gioco dell’Inter: quasi mai sul fondo (e quelle poche volte che è successo, i cross non sono stati granché), quasi sempre Joao Mario tra le linee, e tra un centrale (Astori) e un terzino (Biraghi). Chissà se Pioli aveva già preparato la contromossa, di certo la Fiorentina ci ha messo poco per prendere le misure: Veretout, che nel primo tempo ha pure guidato un paio di pericolosi contropiedi ed è stato il giocatore viola che ha fornito più passaggi positivi (60), si è messo quasi a uomo su Joao Mario, frenando ogni possibile giocata.
VARIABILE CANCELO I cross mancanti di Candreva, ha provato a farli Cancelo (nel finale, uno ha dato il cambio all’altro), ma senza arrivare nella zona dell’ex laziale: proprio da uno di quei sei cross (il doppio rispetto a Joao Mario), anche se da calcio di punizione, è arrivato il gol che ha sbloccato la partita. Nelle intenzioni di Spalletti, c’era quella di creare superiorità a destra, con Joao Mario a tagliare verso il centro e il terzino a sovrapporsi, ma è un’idea che poche volte ha visto la sua realizzazione. Tanto che, prima dell’intervallo, gli esterni si sono scambiati posizione (salvo poi ritrovarla a inizio ripresa): Joao a sinistra, Perisic (3 cross) a destra. Merito anche e soprattutto di una Fiorentina aggressiva sul portatore di palla: Benassi, Badelj e Veretout stretti in una cosa sola, il croato in copertura e i due intermedi a dividersi tra la rottura e la trasformazione dell’azione in offensiva, con Simeone a «legare» il gioco con movimenti che, per esempio, Icardi capita non faccia. Avesse nel dna anche quelli, sarebbe per distacco il centravanti più forte del mondo: nell’andare nello spazio proprio dove andrà a cadere il pallone, è già tra i primissimi. Per tornare a vincere, Spalletti dovrà inventarsi qualcos’altro.
(La Gazzetta dello Sport)
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