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In pratica, uno stadio senza futuro. A cui nessuno metterà mano: quanto meno, non per continuare a giocarci a calcio. Perché in mezzo ai tanti punti di domanda, c’è una certezza: fra le strade percorribili non c’è in alcun modo quella che porta alla ristrutturazione dell’attuale impianto. Milan e Inter lo hanno detto chiaramente a Sala nell’ultimo incontro, spiegando che il progetto di WeBuild non rispondeva alle loro esigenze. Questione di costi, essenzialmente. Allo stesso tempo le milanesi hanno fatto presente che non intendono presentare progetti alternativi. Dal loro punto di vista, quindi, il Meazza è uno stadio a cui dire addio. Bisogna solo capire quando, e il quando è uno dei fattori primari. Se l’ipotesi di costruire un nuovo impianto accanto a quello attuale, che Milan e Inter stanno prendendo in considerazione, diventasse la strada maestra, i tempi di certo si dilaterebbero parecchio tra nuovo progetto e trafila burocratica, senza considerare le proteste feroci di parte dei residenti, con relativi referendum. I due club sarebbero disposti ad attendere, per esempio, altri dieci anni?
"Sono mesi in cui l’esigenza primaria delle società riguarda dove alloggiare quando verrà dato l’addio definitivo al Meazza. L’ipotesi di un impianto nuovo da costruire a braccetto accanto al vecchio fa tornare il timing al 2019. Con costi che potrebbero essere simili: circa 1,2 miliardi per l’intera pratica, di cui 6-700 milioni per lo stadio. Quali sono i prossimi passi in tal senso? Il più importante è la valutazione dell’Agenzia delle Entrate – già interpellata formalmente - che fisserà il valore dell’area. E’ il passaggio che tutti attendono con fibrillazione, perché è poi la medesima cifra che Palazzo Marino proporrà ai club: non sono previsti sconti, trattandosi di un ente pubblico. A seguire, Milan e Inter incontrerebbero la Sovrintendenza per chiarire i dubbi sui vincoli del Meazza (a cui comunque andrà messa mano). Ma è la valutazione dell’Agenzia delle Entrate il fattore dirimente: la sensazione è che i club non siano molto propensi (eufemismo) a mettere mano al portafogli, ma si attendono comunque risposte precise dal Comune su tempistiche e costi. In base a queste risposte decideranno quale strada prendere. Il ragionamento di base è sempre lo stesso: disponibilità ad ascoltare le proposte di Palazzo Marino, ma allo stesso tempo - confermano le società -sviluppo dei rispettivi progetti alternativi a San Donato (dove il Milan ha già investito circa 40 milioni per l’acquisto dei terreni e l’avvio delle pratiche, e dove di recente sono già iniziati i lavori di bonifica e messa in sicurezza dell’area) e a Rozzano", aggiunge Gazzetta.
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