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Stadio, ora si è fermato tutto: terribile stallo. Thohir ha mostrato i muscoli, ma…

Dopo aver ascoltato le parole dure, decise, forti e sicure di Erick Thohir, il sito di “Repubblica” ha riportato gli ultimi aggiornamenti sulla questione stadio, lato Inter e lato Milan. Tutto parte da qui: Thohir ha mostrato i...

Dario Di Noi

Dopo aver ascoltato le parole dure, decise, forti e sicure di Erick Thohir, il sito di "Repubblica" ha riportato gli ultimi aggiornamenti sulla questione stadio, lato Inter e lato Milan. Tutto parte da qui: Thohir ha mostrato i muscoli, in risposta all’indecisionismo di Berlusconi. "Siamo seri, siamo molto seri: lavoriamo sul progetto da 9 mesi, siamo pronti ad investire 150 milioni per lo stadio. Vogliamo che San Siro diventi la nostra casa": insomma, più chiaro di così, ET non poteva esserlo.

Il punto è che, attorno alla vicenda, emergono tanti dubbi, troppi quesiti. Repubblica li riassume così:

- Siamo sicuri che Inter e Milan siano in grado di 'volere' davvero qualcosa, o forse sarebbe più onesto parlare di quello che possono o potrebbero fare, in un momento delicatissimo della loro storia e con tanti problemi finanziari cui far fronte?

- Quale ruolo di controparte, o di giudice, o di partner può ricoprire il Comune, con l’attuale giunta che sta entrando nel semestre bianco mentre nulla si sa dei futuri assetti politici cittadini, visto che ancora non sono emersi neppure i candidati per Palazzo Marino?

- Chi e dove sono gli interlocutori, in realtà? C’è qualcuno in Comune che oggi possa parlare con cognizione di causa di progetti futuri che vadano ben oltre la ristrutturazione dello stadio per la finale di Champions del prossimo maggio?

- Chi si occupa, al Milan, della faccenda dello stadio? E chi all’Inter, dopo il licenziamento del dg Marco Fassone che della questione si interessava da un pezzo, al punto che proprio l’Inter di recente ha chiesto lo slittamento di un incontro per capire il da farsi?

Il fatto è che “l’affaire-stadio - scrive sempre Repubblica - “è in una fase di terribile stallo, ecco il punto. E ora come ora l’unica strada è quella di una convivenza a San Siro. Nonostante i muscoli di Thohir, che li ha esibiti perché tra i suoi collaboratori, l’ad Michael Bolingbroke in testa, c’è chi spinge per una soluzione di forza. Ma qui la forza è inutile, in realtà la situazione si è impantanata. Tanto per cominciare, c’è un accordo tra Inter, Milan e Comune per gestire insieme lo stadio che scade nel 2030, e se nessuno decide di recedere (con un preavviso di due anni) si rimarrà a braccetto: carta canta”.

Perciò l’Inter non può pensare di tenersi San Siro da sola, senza passare dalla volontà altrui. Oltre a ciò, Repubblica scrive come le situazioni patrimoniali dei due club non permettano altre strategie di uscita, tipo sbattere la porta e mollare San Siro al proprio destino, lasciandolo sul gozzo del Comune, oppure investire su un altro impianto da 350 milioni di euro. Vale per l’Inter (“indebitata con le banche - per 230 milioni - e con Thohir”) e vale anche per il Milan. Il delicatissimo e misterioso ingresso di Bee ha subito una frenata improvvisa in estate: i rossoneri si sono trovati così a fronteggiare un esborso di quasi 100 milioni in campagna acquisti senza più le coperturedel socio thailandese, su cui facevano gran conto. Questo - racconta Repubblica - ha impresso la frenata decisiva all’operazione-Portello.

Il tutto ha arrecato un certo fastidio all’Inter, “che un progetto al Meazza tutto interista lo stava approntando (stadio da 60mila spettatori) e pensava, accrescendo il fatturato nel prossimo quinquennio, di potercela fare”. Ora, però, si è fermato tutto. E anche in Comune, come fanno notare entrambe le parti, latitano gli interlocutori: «Finché c’era Ada De Cesaris, decisionista e vicesindaco, si potevano fare dei discorsi. Ma ora l’assessore allo sport Chiara Bisconti può solo ascoltare, ormai è quasi a fine mandato».

Perciò, a Inter e Milan non resta molto da fare. Repubblica arriva ad una conclusione, anche critica nei confronti degli attuali proprietari: “Conviene piuttosto provare ad accordarsi su una futura convivenza, e in questo senso lo sfruttamento commerciale dell’area del trotto (il famigerato “quarto anello”) potrebbe far convergere gli interessi di tutti. Sempre che dal cielo non arrivino due veri magnati, magari arabi, che comprino Inter e Milan e li rilancino davvero nell’iperspazio. Ma sarebbero già arrivati, e invece non si vede ancora nessuno”.