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Stadio, segnale Milan: chiesti 3 mesi di proroga. Addio quasi certo al progetto con l’Inter
Il Milan sembra aver preso una decisione ormai quasi definitiva sulla questione stadio. Niente più impianto condiviso con l'Inter in zona San Siro, ma uno stadio tutto rossonero. I segnali sono chiari e lasciano poco spazio alle interpretazioni.
"San Siro è, per dirla in maniera eufemistica, in secondo piano, altrimenti non si spiegherebbe perché la squadra rossonera abbia chiesto una proroga di altri tre mesi per consegnare al Comune i «requisiti soggettivi», cioè le carte che certificano la proprietà della squadra. Richiesti ai due club per poter andare avanti sul piano A, che prevede la demolizione del Meazza e la realizzazione accanto alla Scala del Calcio di un nuovo stadio in comune tra Milan e Inter", spiega il Corriere della Sera.
"Dal club rossonero minimizzano e spiegano che per ogni dirigente è richiesta una consistente mole di documenti e che a essere «rallentata» non è solo la burocrazia italiana ma anche quella estera. In sostanza, si tratta di un ritardo dovuto a «mere questioni tecnico-burocratiche». Si allontana, infatti, sempre di più l’opzione numero Uno sul tavolo, quella che vede i due club costruire insieme uno stadio a fianco al Meazza che verrebbe demolito lasciando spazio a un’area nuova il cui investimento si aggira sul miliardo e 300 milioni di euro".
"Un progetto per il quale il Comune ha già espresso il pubblico interesse con delibere di giunta e un voto in Consiglio comunale. E che in questi quasi quattro anni ha ricevuto più di uno stop. A complicare la situazione di recente il Milan ha espresso la volontà di realizzare in solitaria il suo impianto, tanto che a breve potrebbe presentare al sindaco il masterplan. L’area è quella dell’ippodromo La Maura in cui convergerebbe, oltre allo stadio, anche «Casa Milan».
Un addio quasi definitivo al piano San Siro, quindi, sebbene Sala continui a ripetere da giorni di essere in attesa di «una rinuncia formale delle squadre al progetto su San Siro, che lo comunichino in modo definitivo». Un «no» che non è ancora arrivato ma che sembra quasi implicito visti il temporeggiare del Milan", spiega il Corriere.
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