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Stampa: «L’Inter limita il rosso solo grazie ai dividendi strordinari. Ma è una “bad company”»

Non è molto convinta dei reali progressi in materia di bilancio effettuati dall’Inter l’odierna edizione de La Stampa: «Massimo Moratti vorrebbe lasciare, Erick Thohir, invece, vorrebbe mantenere inalterato l’assetto azionario...

Lorenzo Roca

Non è molto convinta dei reali progressi in materia di bilancio effettuati dall'Inter l'odierna edizione de La Stampa: «Massimo Moratti vorrebbe lasciare, Erick Thohir, invece, vorrebbe mantenere inalterato l’assetto azionario dell’Inter. Il dibattito è ampiamente in corso e il finale di questa storia è tutto da scrivere, ma c’è una data particolarmente indicativa ed è quella del novembre 2016. Thohir non sembra morire dalla voglia di rilevare il 29,45% del suo predecessore e la soluzione migliore per tutti, quindi, sarebbe quella di trovare un altro socio. Moratti non ha vincoli in questo senso, all’indonesiano però non dispiacerebbe essere affiancato da un imprenditore italiano. Il disimpegno del petroliere diventerebbe un problema per Thohir alla scadenza del patto parasociale tra un anno. Intanto però i problemi dell’Inter, al di là dei risultati sportivi, sono quelli di sempre: i conti. Il bilancio chiuso al 30 giugno mostra ricavi per 146 milioni e costi per 301 milioni. Il risultato lordo è di meno 154 milioni di euro, abbattuti a 73,9 milioni grazie ai dividendi straordinari pagati dalla controllata Inter Brand per 76 milioni. È l’effetto della complessa riorganizzazione societaria avviata nella primavera scorsa e del finanziamento da 230 milioni ricevuto da Unicredit e Goldman Sachs e garantito dal flusso d’incassi dei diritti tv e dai diritti sul marchio. L’operazione, realizzata a cavallo della chiusura dell’esercizio scorso, ha visto anche il passaggio del marchio da Inter Brand a Inter Media. La plusvalenza realizzata dalla società è stata così trasferita sottoforma di dividendi all’Inter Fc. In Inter Media, vera cassaforte del gruppo, si trovano così tutti gli asset di valore (marchio, diritti e altri contratti). Inter Brand resta una scatola vuota. E la società di calcio è di fatto una «bad company», con tutti i costi della gestione sportiva e gli incassi che arriveranno dai dividendi di Inter Media una volta pagati gli interessi sul finanziamento Goldman/Unicredit. Che è costato parecchio: su 230 milioni, ben 14 se sono andati tra spese e commissioni».