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Stampa – Suning chiude i rubinetti. Inter, pochi investimenti: la Champions è fondamentale

Andrea Della Sala

Politica al ribasso dell'azienda cinese che spera che l'Inter arrivi nelle prime 4 del campionato

In molti si chiedono quanto possa contare il calcio italiano e l'Inter all'interno delle strategie di Suning. Dopo meno di un anno Walter Sabatini ha lasciato, ha rescisso il contratto con Suning per via dei molti equivoci avuti durante la sua esperienza. Suning non riesce più a mantenere le promesse fatte: niente più acquisti di almeno due squadre satelliti tra Spagna, Portogallo, Inghilterra, Belgio e Olanda, continui ostacoli al lavoro quotidiano a Nanchino del fiduciario Frederic Massara e tanti ripetuti scontri con i consiglieri cinesi del board di Suning, spesso e volentieri legati a super-procuratori internazionali, sulle trame di mercato.

La discesa in campo di Zhang Jindong, patron di Suning, in politica  eletto delegato nell’Assemblea nazionale del popolo fino al 2023) ha costretto l'azienda cinese a ridimensionare il reparto calcio: progressivo disimpegno per il giocattolo Jiangsu, autofinanziamento a oltranza per l’Inter, presunto fiore all’occhiello della casa. Altro che una «famiglia», come auspicò Sabatini durante il suo discorso di insediamento, le due squadre torneranno a essere entità scollegate. Per ora, in casa Inter, nessuna nuova entrata dirigenziale alle porte: il management italiano lavorerà tenendo d’occhio i conti e la sostenibilità. Dalla Cina, continuando a tifare per l’approdo in Champions, non si annunciano previsioni di un budget nerazzurro: l’acquisto di Lautaro Martinez e la prenotazione su De Vrij dovranno incastrarsi con le altre operazioni in entrata e in uscita. Come a dire: i rubinetti sono chiusi. Se mai, in effetti, sono mai stati aperti.