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La Stampa di Torino commenta così il passaggio di Sneijder al Galatasaray, nuovo paradiso del pallone: «Passare dall’Inter al Galatasaray può essere, sportivamente, un discreto declassamento. Per il resto, chi ha detto che lasciare Milano per la 10 volte più grande Istanbul e l’Italia col fiatone per la Turchia che va di corsa sia un passo indietro? Di sicuro non Wesley Sneijder, accolto ieri da re dai suoi nuovi tifosi giallorossi. Non lo pensa nemmeno chi, e sono già tanti tra calcio, volley e basket, il salto lo ha già fatto con piena soddisfazione nel recente passato. Questione di soldi, d’accordo. Ma anche di prospettive. Di impietosi confronti tra il modello sportivo europeo che funzionava meglio negli Anni 90 e poco oltre e quello oggi più in vista tra gli emergenti. Istanbul e la Turchia sono il nuovo che avanza. Idee e investimenti, energie ed ambizioni, pubblico e privato che, a cavallo tra Europa e Asia, attirano il meglio esistente sulla piazza. Con il vantaggio non da poco di non essere geograficamente così fuori dal circuito come cinesi, arabi e russi estremi, gli altri nuovi ricchi dello sport mondiale. Arrivano da un decennio di boom economico, i turchi. Sono un Paese pieno di giovani e di entusiasmi, sempre più aperto. Dal 2003, col governo Erdogan, per uscire dal guscio hanno puntato forte sullo sport come manifesto di una Turchia in salute.Una pioggia di soldi per costruire impianti, organizzare eventi, ingaggiare campioni e, di conseguenza, provare finalmente a vincere qualcosa e a scatenare ritorni d’immagine e di afflusso turistico. Galatasaray, Fenerbahce e Besiktas: 49 titoli su 56 targati Istanbul, centro del nuovo Eldorado.Una volta attraeva solo gente a fine corsa, oggi può stregare anche i top player. Si vive bene, sulle rive del Bosforo. E si guadagna sempre meglio, con la mini-tassazione (il 15% sull’ingaggio netto contro il 43 italiano) che, da Sneijder in poi, può stregare chiunque. Mica solo scarti juventini come Felipe Melo o Krasic. Istanbul, Italia. Capita nel volley femminile: tra giocatrici e allenatori, la colonia nostrana è sempre più numerosa».
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