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Stankovic: “Filip poteva arrivare alla Sampdoria già a gennaio. Aleksandar…”

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L'ex centrocampista dell'Inter ed ex tecnico blucerchiato ha parlato così dell'arrivo di suo figlio a Genova
Fabio Alampi Redattore 

Dejan Stankovic, ex centrocampista dell'Inter ed ex allenatore della Sampdoria, in un'intervista concessa a Il Secolo XIX ha parlato dell'arrivo di suo figlio Filip in blucerchiato: "Sono felice che Filip giochi nella Sampdoria. È bello sapere che sarà illuminato dai tifosi blucerchiati, l'unico raggio di sole nell'ultima maledetta stagione".

Stankovic: “Filip poteva arrivare alla Sampdoria già a gennaio. Aleksandar…”- immagine 2

Mister, quando suo figlio le ha detto che lo voleva la Samp cosa ha provato?

"Mi ha fatto piacere. Il rapporto avuto con i tifosi non me lo può contestare nessuno, leale, corretto. Sono rimasto colpito dal loro calore. E ci sono rimasto male, perchè non hanno potuto vedere tutte le mie qualità, ma solo quelle di uomo. Da allenatore ho cercato almeno di dare compattezza, non è bastato. A casa mia tutti hanno seguito la Samp con grande partecipazione emotiva. Filip è venuto a vederci un paio di volte, è rimasto scioccato in positivo per la passione dei tifosi. Sa già di cosa si parla, sa che dovrà dare tutto. Lavorerà duro, si troverà bene. E trova un grandissimo mister, Pirlo è una persona spettacolare, un allenatore con le idee chiare".


È vero che Filip poteva venire alla Samp a gennaio?

"Sì, ma già allenare un figlio non è facile, immaginate in quella situazione, si sarebbe solo creata ulteriore pressione. Da allenatore lo avrei preso, da padre non potevo. Ma quando diventerà quello che deve diventare ed entrambi avremo più esperienza, magari lo allenerò. A gennaio era giusto che continuasse in Olanda. Ora gli ho detto "vai", è la piazza perfetta, adesso puoi pensare a giocare solo a calcio, 6 mesi fa non cera un progetto, a stento avevamo il campo per allenarci. Ora la società c'è, si vede e si sente".

Lei è stato un campione del centrocampo: cosa ha provato quando Filip le ha detto: "Papà, voglio fare il portiere"?

"Quando giocavo con lui e gli altri miei figli, Stefan e Aleksandar, qualcuno doveva pur andare in porta no? Ha provato a giocare davanti, lo trovava faticoso, ma con i piedi era già bravo e ora ha tutto quello che serve in questo fondamentale a un portiere moderno. Si è messo i guanti già a 5-6 anni. Non parlo da papà, ma da allenatore, mi piace tanto la sua testa. Non molla mai, è sempre sul pezzo, coraggioso, anche troppo coraggioso, fuori dal normale, mi piacciono la sua reattività, il modo in cui si butta avanti in uscita senza paura. Già da bimbo si tuffava ovunque, cemento, parquet, marmo, asfalto. Ha un rapporto con il dolore incredibile. È uno Stankovic. E ha un merito in più rispetto a me".

Quale?

"Io sono cresciuto in Serbia con la guerra, c'era la povertà, tanti problemi, il calcio era l'unica strada, l'unica via d'uscita. Filip poteva stare bene anche senza giocare, poteva mollare alle prime difficoltà: per arrivare a questi livelli fai tanti sacrifici e lui, come Aleksandar che gioca nell'Inter da centrocampista, non doveva farli, non era tenuto. Sono molto fiero, sono bambini educati, rispettano tutti".

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Filip riesce a parare anche i suoi proverbiali tiri che hanno piegato le mani a tanti portieri?

"Ora che peso 100 chili e passa sì (ride). A parte gli scherzi, sa soffrire, rispetta i tifosi e la maglia che indossa, ha i valori giusti. Ha giocato due anni in Olanda nel Volendam, più di 70 partite, promozione in A il primo anno, il secondo li ha salvati. È andato all'estero a 19 anni, ha già gestito pressioni, in passato si è allenato con Conte e ora ha fatto un bel precampionato. Poi sarà Pirlo a gestirlo e qualunque scelta farà, sarà giusta".

Filip ha scelto di giocare con le nazionali serbe.

"Certo, siamo serbi, mai avuto dubbi su questo, nè lui, nè Aleksandar anche se la Figc li ha contattati. Ma è stata una scelta loro".

La Samp cerca un centrocampista: ci manda a Genova anche Aleksandar?

"Ha 18 anni, sta facendo un bel percorso: è umile, concreto, onesto, sono sicuro che presto giocherà con i grandi. Calcia forte da 30 metri di mezzo esterno, come facevo io. Io forse ero più energico, cazzuto: deve migliorare solo nell'esplosività ma rispetto a me ha più tecnica, visione di gioco, senso della posizione. Per me ce la può fare".

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