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Quale?
"Io sono cresciuto in Serbia con la guerra, c'era la povertà, tanti problemi, il calcio era l'unica strada, l'unica via d'uscita. Filip poteva stare bene anche senza giocare, poteva mollare alle prime difficoltà: per arrivare a questi livelli fai tanti sacrifici e lui, come Aleksandar che gioca nell'Inter da centrocampista, non doveva farli, non era tenuto. Sono molto fiero, sono bambini educati, rispettano tutti".
Filip riesce a parare anche i suoi proverbiali tiri che hanno piegato le mani a tanti portieri?
"Ora che peso 100 chili e passa sì (ride). A parte gli scherzi, sa soffrire, rispetta i tifosi e la maglia che indossa, ha i valori giusti. Ha giocato due anni in Olanda nel Volendam, più di 70 partite, promozione in A il primo anno, il secondo li ha salvati. È andato all'estero a 19 anni, ha già gestito pressioni, in passato si è allenato con Conte e ora ha fatto un bel precampionato. Poi sarà Pirlo a gestirlo e qualunque scelta farà, sarà giusta".
Filip ha scelto di giocare con le nazionali serbe.
"Certo, siamo serbi, mai avuto dubbi su questo, nè lui, nè Aleksandar anche se la Figc li ha contattati. Ma è stata una scelta loro".
La Samp cerca un centrocampista: ci manda a Genova anche Aleksandar?
"Ha 18 anni, sta facendo un bel percorso: è umile, concreto, onesto, sono sicuro che presto giocherà con i grandi. Calcia forte da 30 metri di mezzo esterno, come facevo io. Io forse ero più energico, cazzuto: deve migliorare solo nell'esplosività ma rispetto a me ha più tecnica, visione di gioco, senso della posizione. Per me ce la può fare".
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