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Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l’ex nerazzurro Stankovic, ora vice di Stramaccioni ad Udine ha parlato anche della sua Inter: “Io all’Inter dico solo grazie e quando uscirà il calendario la prima data che guarderò sarà quella di Inter-Udinese: è sempre bello tornare a casa e San Siro è stato casa mia. Grazie ai tifosi, agli ex compagni, al presidente, che per me è Moratti perché non ne ho avuto un altro: grazie per aver potuto riempire di sudore quella maglia, entrando nella storia portandola addosso.Non mi sentirete mai dire parole che possano scatenare casini: io ero pronto, ma quando c’è un cambio di proprietà serve anche tempo per inquadrare bene la situazione.
La Serbia? In federazione sarei potuto entrare come vice di Mihajlovic, se Sinisa fosse rimasto l’allenatore della nazionale. Da dirigente no: se oggi il nome Dejan Stankovic significa qualcosa è perché me lo sono guadagnato sul campo e non avrei voluto un ruolo che fosse conseguenza solo di quel nome. Volevo usare quel nome con la stessa umiltà che ci ho messo per farmelo. Volevo fare esperienza, ricominciare. E infatti oggi Deki è ripartito da zero, e si prende del tempo: per studiare, per lavorare, per vivere di calcio al cento per cento. A costo di staccarmi per la prima volta nella mia vita da mia moglie e dai miei figli, che per ora restano a Milano.
Il campo? Ogni tanto mi metto lì davanti alla difesa tiro qualche urlo. Ho tolto le scarpe solo un anno fa: me le sento ancora addosso le cose che servo no quando si gioca, a cominciare dal sangue nelle vene. Soprattutto nei momenti difficili: ecco, una cosa che penso di poter spiegare ai ragazzi è come reagire in certi casi».
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