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Il presidente del Lecce, Saverio Sticchi Damiani, ha parlato a La Gazzetta dello Sport della possibile ripresa del campionato di Serie A: "Non abbiamo scelto di tornare a giocare per voglia o per uno stato d’animo favorevole. Quanto per un senso di responsabilità verso il sistema e verso un’industria, la nostra, che produce contribuzione fiscale per oltre un miliardo di euro. Preciso però che per il Lecce, da un punto di vista strettamente economico, tornare a giocare o meno impatterebbe quasi allo stesso modo e comunque non sarebbe una questione di vita o di morte: in questi anni abbiamo gestito i bilanci con oculatezza, non abbiamo esposizioni bancarie di alcun tipo. Ripeto, per noi la ripresa non è una questione essenziale dal lato finanziario, ma ritengo giusto che i verdetti siano assegnati in campo".
Eventuali playoff e playout rispetterebbero questo principio?
"L’unico verdetto del campo che conosco è quello che arriva alla fine di tutte le partite. Fare direttamente un playoff o playout dopo quattro mesi di stop assomiglia più a un sorteggio. Ripeto, quando si parla di verdetti del campo gli unici possibili sono quelli che derivano dalla disputa di tutte le gare in programma. Vedo che è l’opzione principale condivisa da tutte le parti in causa. Mi auguro si parta in una data utile per arrivare alla fine, il 13 o il 20 giugno, e fosse necessario anche andando oltre il 2 agosto, ovviamente non troppo per non compromettere la stagione successiva".
Ne ha discusso con gli altri colleghi presidenti?
"Il Consiglio federale ha spiegato che non ci saranno cambi in corsa: il format che sia quello con tutte le gare mancanti o quello ridotto, verrà deciso prima dell’eventuale ripresa, secondo i tempi che avremo ancora davanti. Ma su eventuali formule ridotte i club e la Lega non si sono ancora mai espressi, servirebbe un’assemblea immediatamente dopo la decisione del governo, punto su cui credo concordino anche il Presidente di Lega Dal Pino e altri colleghi presidenti di società. Un’assemblea sarebbe nel caso la sede giusta per esprimere un parere sulle eventuali variazioni di format. Parere che poi andrebbe trasferito alla Figc per le opportune valutazioni. A tal proposito vorrei qui sottolineare l’apprezzamento per il grande lavoro della Federazione che non ha compiuto scelte affrettate, a differenza di quanto successo in altri campionati europei che oggi forse hanno capito di aver agito con troppa impazienza. Alla fine si è dimostrato che è stato giusto temporeggiare".
C’è anche l’ipotesi C di calcolare la classifica secondo “oggettivi coefficienti correttivi”. Che ne pensa?
"Nel solito Consiglio federale si è parlato genericamente di retrocessioni, quando invece si tratta di un tema che merita grande discussione anche in Lega, è questione giuridicamente molto complessa. Fino a prova contraria le retrocessioni a tavolino, e nel caso in cui non si riprendesse a giocare si tratterebbe di retrocessioni a tavolino, ricorrono solo in casi in cui un club meriti di essere pesantemente punito per aver commesso, per essempio, un illecito sportivo. Trattare una pandemia allo stesso modo è aberrante. Retrocesso “per Covid” e promosso “per Covid” sono due concetti che si cerca di far passare come normali, ma che normali non sono. Il Lecce ha affrontato quasi tutte le prime della classe e solo ora avremmo davanti gli scontri diretti. Ma preferisco non personalizzare e parlare della questione generale".
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