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Stramaccioni: “Mondiale al Qatar? Non è un errore ma scelta ponderata dalla FIFA”

Matteo Pifferi

"Il discorso è delicato. Per me è difficile sentire dire che l'assegnazione al Qatar è stata un errore", assicura Stramaccioni

Le polemiche sull'assegnazione dei Mondiali di Calcio al Qatar? "Il discorso è delicato. Per me è difficile sentire dire che l'assegnazione al Qatar è stata un errore. Mi spiego: io non dico che non sia stato un errore, ma chi lo ha detto non lo può dire, perché in una stagione sportiva, cioè in un anno, al Qatar è stato assegnato, nell'ordine: dicembre 2021 la Coppa arabica, dicembre 2022 il Mondiale di Calcio, 2023 la Coppa d'Asia. Come fa ad essere un errore? Gli hai dato tre manifestazioni! E' chiaro che la cosa è stata più che ponderata". Così Andrea Stramaccioni risponde, in un'intervista con l'Adnkronos, sulle polemiche che caratterizzano lo svolgimento dei Mondiali in un Paese come il Qatar, teatro di numerose violazioni dei diritti umani.

"Quello che voglio dire è che il Mondiale non è stato un episodio, gli avete assegnato le tre più importanti competizioni del calcio! Non potete definirlo un errore, dal momento che è la quarta competizione (la Coppa dei Campioni nella scorsa stagione, ndr) che gli date. La cosa è stata più che ponderata". L'opinione dell'ex allenatore dell'Inter, che vive da un anno e mezzo in Qatar come allenatore dell'Al Gharafa, è che "questo Mondiale possa solo andare nella direzione di aiutare quello che non funzionava prima, che era inaccettabile in una società civile come quella a cui siamo abituati noi. Io non voglio fare politica, ma posso dire che farli in Qatar ha portato all'attenzione del mondo ciò che non va, e abbia costretto il Qatar ad adeguarsi e ad allinearsi su tantissime situazioni".

L'equivoco però, sostiene Stramaccioni, "è antecedente: nel momento in cui glielo assegnano, ha portato l'obbligo per loro a doversi adeguare in molte cose. Ovviamente le nefandezze del passato esistono, ma mi piace da persona che è nel mondo del calcio vedere che il calcio ha portato o forzato una nazione musulmana, con le sue regole e le sue contraddizioni, a fare uno sforzo verso determinati diritti che per noi sono inalienabili".