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In una lunga lettera pubblicata sul sito ufficiale del Barcellona, Luisito Suarez ripercorre la sua carriera, dall'addio ai catalani per l'Inter passando per il suo rapporto con Helenio Herrera.
L'ADDIO AL BARCELLONA E L'APPRODO ALL'INTER - "È stato molto strano. Per strada la gente mi ringraziava per le mie prestazioni, perché al Barça ho sempre giocato con tutti gli allenatori, ma allo stadio la maggioranza mi fischiava. Non aveva senso. Qualunque cosa fosse, Helenio Herrera, che era stato il mio allenatore al Barça e poi allenatore all'Inter, approfittò della situazione e mi fece firmare per il club italiano. Non è stata una decisione facile da prendere: tutto il tumulto con la folla nelle partite in casa mi ha fatto decidere di accettare l'offerta dell'Inter. Inoltre, ho avuto la possibilità di avere successo al di fuori della Liga spagnola. Sono stato il primo giocatore di origine spagnola a giocare in Italia. Avrei lasciato il Barça senza i problemi con i tifosi? Non lo so, penso che sarei rimasto. È vero che l'aspetto finanziario avrebbe potuto essere un fattore: l'Italia e la sua lega erano allora più potenti di quella spagnola. All'epoca mi pagarono 25 milioni di pesetas (ora sarebbero 204.000 euro), un sacco di soldi! Onestamente, tuttavia, penso che sarei rimasto e avrei finito la mia carriera al Barça. Voglio ricordare che a quel tempo il Barça era migliore e più forte dell'Inter, che non aveva ancora vinto tanto quanto avrebbe fatto in futuro.
Il mio addio al Barça è stato in qualche modo triste. La mia ultima partita fu la finale di Coppa dei Campioni del 1961 contro il Benfica. Abbiamo perso 3-2, quanta sfortuna abbiamo avuto! Prima della finale, il mio passaggio all'Inter era già stato concluso. C'erano persone che pensavano che non avrei giocato per paura di subbire un infortunio, ma l'allenatore Enrique Orizaola mi conosceva bene e mi fece giocare. Vincere la Coppa dei Campioni sarebbe stato il finale perfetto per il mio tempo da blaugrana. Ho giocato davvero bene in finale a Berna, così bene che i tifosi dell'Inter si stropicciavano le mani al pensiero della mia firma; inoltre, qualche anno prima avevamo battuto l'Inter 4-0 e 4-2 in Coppa delle Fiere. Avevo paura che pensassero di firmare un giocatore sul viale del tramonto o addirittura finito".
HERRERA - "È stato un uomo chiave nella mia carriera. Dopo essere stato il mio allenatore al Barça, a Milano, abbiamo vinto insieme due Coppe europee e due Coppe Intercontinentali, oltre a diversi campionati. Mi fermano ancora per le strade di Milano, dove tuttora vivo, fan di tutto il mondo che sanno che facevo parte di quella "Grande Inter", quella squadra ha fatto la storia e viene ancora ricordata. Helenio Herrera era prima di tutto un grande lavoratore. Viveva 24 ore al giorno per il calcio. Voleva sempre vincere. Era in anticipo sui tempi per quanto riguarda la preparazione fisica. Gli anni prima del suo arrivo non erano paragonabili in termini di intensità e velocità. Si è sempre allenato con la palla e non ha mai smesso di dirci "Muovila, muovila, muovila!". Con lui le mie prestazioni sono migliorate e mi ha anche aiutato a sviluppare la mia personalità. Aveva una grande capacità di persuadere, di convincere. Era un allenatore meraviglioso soprattutto per quei giocatori a cui mancava solo qualcosa per diventare eccezionali. Ha contribuito a convincerli del loro talento e li ha aiutati a farli rendere al di sopra e al di là delle aspettative.
Era noto per i suoi detti. Il giorno prima di un Betis-Barça annunciò che avremmo vinto senza nemmeno scendere dal pullman. Potete immaginare cosa successe in campo... Un difensore del Betis, non appena iniziò la partita, cominciò a "mordermi", così gli ho detto "Dove vuoi andare?" Mi ha ricordato ciò che il mio allenatore aveva detto, quindi gli ho suggerito di andare a discuterne direttamente con lui in panchina invece di seguirmi". Helenio Herrera diceva quelle cose perché poteva. Sapeva di avere una grande squadra che il giorno dopo avrebbe vinto".
IL RITORNO A BARCELLONA - "Con l'Inter sono tornato al Camp Nou in varie occasioni. La prima volta è stata un'amichevole inclusa nel mio contratto. Non era passato molto tempo dopo il mio trasferimento all'Inter, tutto era ancora abbastanza "fresco". Quel giorno i fan del Barça mi hanno fischiato più che mai. Calciai fuori e mi hanno fischiato ancora di più. Più tardi fecero la stessa cosa. In una reazione di cui mi pento, ho dato ai tifosi un "saluto italiano" e me ne sono andato senza salutare l'allenatore. Avrei potuto avvertire HH così avrebbe potuto sostituirmi... ma è stata una reazione spontanea. Contrariamente a quando ero al Barça, quando ero preparato per i fischi, quel giorno come giocatore dell'Inter, non me lo aspettavo. Ora mi pento di quel gesto. Non avrei dovuto farlo".
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