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Hakan Sukur: “Calhanoglu non si discute. Inter, concentrati sul campionato”

Fabio Alampi

L'ex attaccante turco carica il suo connazionale: "Spero che diventi ancora più forte di quando era al Milan"

Hakan Sukur, ex attaccante turco dell'Inter, in un'intervista concessa a SportWeek ha parlato del suo connazionale Hakan Calhanoglu: "Hakan è bravissimo, lo seguo da sempre con interesse. Al Milan ha fatto stagioni positive e gli serve tempo per ambientarsi in un'altra realtà. Mi aspettavo che avesse un po' di difficoltà all'inizio, ma la sua qualità non si discute. I tifosi ora devono avere pazienza, non bisogna farsi condizionare dalle prime partite. Di certo, sono molto felice che ci sia un altro Hakan nella mia squadra, perchè io sarò sempre un fiero interista".

Come pensa sarà accolto dai tifosi milanisti al derby?

"Milan-Inter è la storia, un derby che guarda tutto il mondo: mi sono emozionato quando ho potuto viverlo dal campo. È normale che un trasferimento così porti un po' di critiche, ma parliamo di professionisti: i sentimenti lasciamoli da parte. Ai tifosi del Milan resterà il ricordo di un grande giocatore, quelli dell'Inter riusciranno ad apprezzarlo. Anzi, io spero che Hakan diventi più forte di quando era al Milan, così alla fine i rossoneri si pentiranno di averlo lasciato andare...".

Calha è stato preso per sostituire Eriksen: lo vede simile al danese?

"Non è giusto fare paragoni, hanno caratteristiche diverse. Onestamente, io credo che Hakan abbia fatto più per il Milan di quanto Eriksen abbia fatto per l'Inter. Quando ho visto quello che è successo al danese all'Europeo ho pianto, come fosse uno di famiglia. In quell'occasione il milanista Kjaer ha dimostrato cosa significhi essere un capitano".

Gli dia un consiglio, da Hakan ad Hakan.

"Più che un consiglio, un messaggio, una idea da tenere nella mente e nel cuore: i tifosi dell'Inter sono molto passionali, non ti lasciano mai. Dimostrano sempre il loro amore, soprattutto nelle difficoltà: a me ancora oggi mostrano solidarietà sui social. Quando gioca, Hakan deve pensare a loro, impegnarsi al massimo e non arrendersi. Deve lavorare sulla testa, cercare di essere sereno, farsi aiutare da questo grande affetto. Ha bisogno di continuità, siamo solo all'inizio".

Che rapporti ha con lui?

"Ovviamente Calhanoglu mi conosce, immagino sappia tutto della mia carriera come ogni turco, e prima di questa terribile situazione che vivo mi seguiva sui social media. Poi ha dovuto smettere perché un dittatore lo ha convinto che io e quelli come me sono dei terroristi. Oggi in Turchia è proibito anche fare soltanto il mio nome, mi chiamano "quel giocatore": è meglio per tutti starmi alla larga. Tramite amici, però, so che Calha è un bravo ragazzo,umile, e mi spiace solo non potergli parlare dal vivo. Gli auguro il meglio e spero che faccia vedere il suo talento da voi. Poi un giorno vorrei conoscerlo in un Paese finalmente libero".

Come valuta l'Inter dopo la rivoluzione estiva?

"Ha perso due big come Hakimi e Lukaku, ovviamente ha smarrito un po' della vecchia forza e bisogna cercare nuove soluzioni. Ma è tutta la squadra che deve riorganizzarsi, non solo Calhanoglu: se Hakan riuscirà a connettersi con gli altri, farà molte cose positive. Non mi aspetto, però, che l'Inter faccia un gran cammino in Champions, anzi concentrarsi in campionato può essere utile: auguro all'Inter di vincere lo scudetto di nuovo, quello è un traguardo possibile".

Che opinione ha dell'Inzaghi allenatore?

"Lui e suo fratello Pippo sono punti di riferimento per tutti. Simone ha un carattere buono e si vede che è molto amato dai giocatori. Arrivare dopo Conte è un grande rischio, ma questa sfida dimostra la sua fiducia in se stesso, cosa positiva. Da interista, spero che avrà grandi risultati. Certo, non mi aspettavo che Conte andasse via: non so cosa sia successo, ma il club ha scelto bene il suo successore. Tra l'altro a Conte mi lega un piacevole ricordo…".

Quale?

"Ero stato richiesto dalla Juve, mi voleva Lippi. Avevo segnato due gol alla Juve col Galatasaray e Conte era il capitano: dopo la partita disse parole molto belle su di me. Poi un giorno racconterò quest'altra storia e perché

alla fine non sono arrivato a Torino…".

A Milano, invece, chi le è rimasto nel cuore?

"Ammiro Moratti, gli voglio molto bene, è un signore. Ho comunque molti altri amici, sia italiani che turchi, in città e Milano sarà sempre casa mia. Quando rimetterò piede nel vostro Paese, magari per restare, sarà bello imparare di nuovo la lingua. Ho tanti progetti, anche nel calcio: è sempre la mia passione, quello che so fare".

Cosa non ha funzionato allora nella sua esperienza interista?

"Io sono arrivato a Milano grazie a Lippi, ma dopo il suo addio sono iniziati giorni difficili. Forse potevo fare di più per la squadra ma, anche se in allenamento stavo benissimo, poi non finivo neanche in panchina…Tardelli era stato un grande giocatore, ma come allenatore non posso dire la stessa cosa. Non riusciva a gestire tanti big e ne

abbiamo pagato tutti le conseguenze. Se avessi giocato nell'Inter di oggi, forse avrei più possibilità".

Ricordo più lieto e ricordo meno lieto?

"Il ricordo più bello è un gol nel derby, arrivava in un periodo difficile per me. Quando abbiamo perso col Milan per 6-0, invece, io non c'ero e mi sono dispiaciuto ancora di più. Un'altra cosa che voglio dimenticare è quando ho visto volare un motorino dalla curva a San Siro: un vero shock".