Il noto giornalista Paolo Brusorioattacca il mondo del calcio attraverso l'editoriale pubblicato nell'edizione odierna de' La Stampa: "Convinto della propria onnipotenza il calcio tira avanti da giorni con una stucchevole litania cui sarà prima o poi giusto dire basta. [...] Stupisce invece la pervicacia con cui la federcalcio si ostina a considerare i campionati come un bene supremo da tutelare fino all’ultima goccia di sudore estivo tornassero ad allenarsi, a due a due o a quattro a quattro, ci troveremmo di fronte a una stagione comunque da dimenticare. Terminata per interessi non sportivi e con gli stadi chiusi. Sottovuoto. La normalità non è solo quella dei calciatori, ma anche quella della gente. Che dovrà riabituarsi a non contare i morti, ad abbracciare i genitori, i nonni, ad andare al lavoro. A uscire di casa".
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La Stampa attacca: “Serie A non un bene supremo, la normalità è non contare i morti. La Figc si ostina a…”
Duro editoriale del quotidiano che attacca la Figc, che ancora non si arrende all'idea che la stagione sia conclusa
"Sul 2020, e speriamo non oltre, la storia stenderà un velo nero, sarà nei secoli un anno di lutto. Lo sport nulla c’entra con il lutto. E allora che si metta una distanza non assegnando titoli sportivi, serve il vuoto per ricominciare. C’è un problema etico che scava il confine tra la morale e la pratica. Lì dentro c’è finito il nostro benessere, il nostro crederci al riparo da tutto, le nostre sicurezze e la nostra superbia. Se il calcio da solo non ha la forza per dire basta, e ci può stare, allora intervenga chi per decreto può farlo. Le istituzioni. Chiudere questa stagione è anche un modo per mettere in sicurezza la prossima e le energie sarebbe meglio usarle non per decidere quando finire ma come ripartire. E se proprio bisogna assegnare lo scudetto lo si dia alla città di Bergamo. Per ricordare e ricordarsene".
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