Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex centrocampista Marco Tardelli ha parlato della sfida tra Italia e Inghilterra:
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Tardelli: “La differenza la fa Barella, non si tira mai indietro. Si vince a centrocampo”
Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex centrocampista Marco Tardelli ha parlato della sfida tra Italia e Inghilterra
A Torino quel giorno c’erano 60.000 spettatori, quelli attesi a Wembley. Può far paura, uno stadio così?
«Non ho visto il terrore negli occhi dei danesi. Certo, Wembley è Wembley: ho giocato in quello vecchio, nel nuovo sono stato con l’Irlanda del Trap, è uno stadio che dà emozioni, si fa sentire, e la squadra lo sente. Ma sono sempre le gambe che raccontano la verità».
Ma gli inglesi ci soffrono?
«Secondo me di più la Germania. E comunque il calcio è cambiato, non sono più gli inglesi che non amavano i tatticismi, tutta forza fisica: adesso giocano, Guardiola ha fatto scuola».
In cosa Inghilterra e Italia sono state le più forti? Da finale?
«Loro in difesa: hanno preso solo un gol, e su punizione. Noi nella coralità in campo: quando vedi giocare l’Italia, vedi che c’è un progetto calcistico, che si segue uno spartito».
Come si sarebbe trovato Tardelli a giocare con Jorginho e Verratti?
«Si sarebbero trovati bene anche loro... Ma la differenza la fa Barella, anche un po’ stanco: ha giocato molto e non si è mai tirato indietro. Comunque la partita si vince lì, a centrocampo».
Come si mette in difficoltà questa Inghilterra?
«Facendo il nostro possesso palla. Veloce, però, non il possesso che fa la Spagna: ci ha messo in difficoltà, ma non è il nostro. Noi lo facciamo in un altro modo».
Fa più paura Kane o Sterling?
«Uno non elimina l’altro, anzi si completano molto bene».
Il peso delle panchine?
«Ma anche la loro non è male: Sancho, l’esperienza di Henderson, Grealish, Rashford, Foden... Noi abbiamo il vantaggio di un giorno di riposo in più, che dopo aver giocato i supplementari può pesare. E la nostra panchina può pesare un’altra volta».
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