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Lunga intervista concessa a La Gazzetta dello Sport da Marco Tardelli. L'ex allenatore dell'Inter ha parlato così di Barella:
«Sicuramente rivedo in lui tante delle mie caratteristiche di giocatore: la capacità di andare negli spazi, di verticalizzare in cerca del gol, di recuperare palloni, di andare dovunque. Forse, gli manca il colpo di testa: io ero bravo a inserirmi e colpire».
Barella è ancora giovane...
«Un ragazzino. Ha ancora notevoli margini di crescita, può diventare un grande centrocampista europeo».
L’arrivo di Eriksen potrebbe spostarlo tra i due centrali di una mediana a quattro. Meno naturale per lui?
«Per me, se sei in Serie A, puoi giocare a due, a tre e in ogni sistema di centrocampo. Senza problemi».
Probabilmente sarà Sensi a “pagare” di più per l’arrivo del danese del Tottenham.
«Probabilmente sì e mi spiace davvero. Perché è italiano, perché poteva essere utilissimo all’Inter e alla Nazionale, e lo sarà sempre, ma forse avrà meno spazio. E questo anche per Mancini sarà un problema».
Tornando al confronto Tardelli-Barella: anche lui prende un buon numero di ammonizioni...
«Ma nel nostro ruolo, e con il nostro gioco, è inevitabile. Non possiamo fare a meno di prendere qualche “giallo”, anche se col tempo si impara a essere più attenti, a gestirsi. Ma la voglia di aggredire l’avversario, in senso positivo, di andare veloci sulla palla, di strapparla e ripartire, ti porta a commettere qualche fallo in più. È normale».
Rimpianti per qualche “giallo” preso ai suoi tempi?
«Nessuno di cui pentirmi. Perché non ho mai fatto un fallo per far del male a un avversario. Erano falli con cognizione di causa, per bloccare un’azione».
Giocando in mediane con Verratti e Jorginho, due play, per uno come Barella c’è da soffrire rispetto a reparti più fisici tipo quello dell’Inter?
«L’Inter è una squadra più potente fisicamente, ma per vincere c’è sempre da sudare e soffrire. Nella Juve giocavo con Furino e Benetti: non due registi alla Verratti, ma di grande esperienza. Presidiavano la zona davanti alla difesa e mi davano la libertà di andare dappertutto in campo, avanti e indietro».
Quanto si vede la mano di Conte in quest’Inter?
«Questa è totalmente una squadra di Conte. Con la sua anima. Irriducibile. Come tutte le altre, come la Juve, l’Italia, il Chelsea. Lotta fino alla fine, dà il 100 per cento anche in allenamento. Se non hai tutti fuoriclasse, non c’è altra strada che essere sempre sul pezzo».
La Juve dovrebbe avere più fuoriclasse, ma a volte non sembra dare proprio tutto...
«Sì, ma non dimentichiamo che la Juve è in testa al campionato. Ogni tanto si può sbagliare qualcosa...».
C’è una bella generazione di giovani centrocampisti italiani oggi. Il migliore?
«Adesso Barella è uno dei più bravi, se non il più bravo. C’è chi non è ancora un centrocampista, come Bernardeschi. E chi un giorno potrebbe diventare fortissimo come Tonali, uno dalle prospettive enormi».
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