Intervistato dal Corriere della Sera, il presidente della Liga Javier Tebas ha parlato della vicenda Messi conclusasi pochi giorni fa con la permanenza in blaugrana dell'argentino:
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Tebas: “Messi? La Liga è intervenuta per il rispetto del contratto. Errore dei suoi agenti”
Intervistato dal Corriere della Sera, il presidente della Liga ha parlato della vicenda Messi conclusasi pochi giorni fa
Dicono che lei sia l’unico vero vincitore di questa vicenda.
«No, in assoluto. Personalmente ritengo non ci sia stata nessuna battaglia con Messi e il suo entourage, ho una stima speciale per Leo, lo adoro, è la storia del nostro calcio negli ultimi 20 anni: come avrei potuto fargli la guerra? Ribadisco: il mio intervento era finalizzato solo al rispetto dei contratti. Poi è chiaro che essendoci di mezzo Leo, la vicenda ha assunto dimensioni mediatiche enormi».
Secondo Messi però la clausola da 700 milioni non era più valida.
«Per quanto i suoi avvocati dicessero il contrario, il contratto era chiaro: veniva decontestualizzata una parte, questo li ha indotti all’errore. Alla fine sono contento della decisione di Messi di evitare conflitti giuridici. Continuerà a giocare nella squadra della sua vita. Spero che i rapporti tornino normali».
Leo però sostiene di esser stato trattato male.
«Non saprei. Ma non dimentichiamo che il sentirsi trattati male è una questione soggettiva».
L’intervento così pronto e risoluto da parte della Lega spagnola ha colpito tutti: è corretto dire che avete protetto un asset collettivo?
«Quando interveniamo per difendere la legalità, interveniamo per difendere la Liga e i suoi club. In questo caso il Barcellona».
A giugno, prima dell’esplosione del caso, lei aveva detto: la Liga con la partenza di Cristiano Ronaldo ha perso poco, con Messi sarebbe un’altra cosa. Per questo ha deciso di intervenire direttamente?
«Come ho già detto, è stato un atto per tutelare la legalità. Poi è evidente che chiunque preferisca avere Messi nel proprio campionato. Se fra un anno deciderà di andarsene sarà un peccato, ma non deve dimenticare che dalla stagione 2014/2015 è stato stabilito che il marchio del campionato stesse al di sopra dei giocatori e anche dei club. Solo questo è il modo per garantire redditività al settore, infatti ogni giorno che passa la posizione del marchio Liga si consolida».
Qualcosa potrebbe cambiare o ritiene che fra un anno Leo se ne andrà di certo?
«Sarà una sua decisione. Il contratto glielo permette».
Cristiano e Neymar sono andati via, Suarez lo sta per fare, Messi ci ha provato. Come sta la Liga?
«Molto bene, in continua crescita, affrontando giorno per giorno le sfide. Continua la nostra strategia di digitalizzazione e di internazionalizzazione che abbiamo iniziato più di 4 stagioni fa».
E la serie A? Come la vede da fuori?
«Lo dico da anni, ha margini di crescita enorme. Ma per crescere nel ventunesimo secolo non basta aprire gli stadi, giocare una partita e mandare il segnale su un satellite. Per non restare indietro, devi fare molte altre cose».
Tipo?
«Serve una visione più collettiva, di sistema. Questo manca alla serie A».
Che ne pensa del progetto italiano del presidente Dal Pino di aprire ai fondi?
«Molto interessante, sto seguendo da vicino la vicenda. Penso sia una buona idea di partnership non solo per una questione finanziaria, ma anche perché permetterebbe alla serie A di affrontare e vincere le sfide del futuro nel più breve tempo possibile».
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