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La terza stella costa cara alla Juventus. Secondo quanto si legge su il Messaggero, dopo un anno e mezzo di udienze il tribunale arbitrale di Ginevra, presieduto da Alexis Mourre, ha condannato i bianconeri nel contenzioso con l’ex sponsor tecnico Nike: il club dovrà ora versare 1,5 mln, più 550 mila euro di spese legali per aver violato il contratto di sponsorizzazione venendo meno «agli obblighi di buona fede e riservatezza».
Nike si è rifiutata di realizzare le maglie con tre stelle in occasione del ventottesimo scudetto e la Juventus ci ha pensato da sé. Infrangendo così, secondo i giudici, gli accordi che la legavano allo sponsor. Il matrimonio tra Juventus e Nike è durato quindici anni, dal 2001 a giugno 2014, dopo di che la società presieduta da Andrea Agnelli è passata all’Adidas. Gli attriti però nascono nel 2012, in occasione del primo scudetto dell’era Conte: il 28° secondo i conteggi ufficiali post-Calciopoli, il 30° per i bianconeri che vogliono cucire a tutti i costi la terza stella sulla maglia. La Nikesi oppone, interviene la Figcche nega l’autorizzazione e il gruppo americano pensa che la questione finisca qui.
Ma la società torinese non vuole rinunciare a quella stella appuntata sul petto e studia soluzioni alternative. Elencano i giudici: fa stampare la scritta «30 sul campo» sulle tute usate in allenamento, non fa indossare ai suoi giocatori le maglie della Nikerealizzate per festeggiare lo scudetto 2011 e autorizza la vendita sul sito di casacche non ufficiali con le tre stelle fatte realizzare da un’altra azienda senza logo Nike. Rendendo così note le caratteristiche tecniche della nuova maglia prima che fosse lanciata sul mercato. A questo punto i rapporti tra squadra e sponsor diventano irrecuperabili: il 24 ottobre 2013, un anno e mezzo prima dalla scadenza naturale del contratto con Nike, la Juventus annuncia che Adidasè il nuovo sponsor tecnico: accordo di sei anni con decorrenza 1° luglio 2015 a introiti raddoppiati (31,5 milioni contro i 16,5 precedenti). Un doppio schiaffo per la multinazionale Usa, che a novembre 2014 si rivolge al tribunale arbitrale di Ginevra.
(Fonte: Claudia Guasco, il Messaggero 17/07/16)
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