Alla fine Erick Thohir ha dovuto gettare la spugna e cedere l'Inter. Motivo? Il piano dell’indonesiano – rilanciare l’Inter in campo e fuori realizzando un turnaround finanziario e allo stesso tempo restituendo competitività alla squadra – si è ben presto scontrato con la dura realtà. Senza i soldi della Champions, con perdite di bilancio ancora consistenti, con un debito ristrutturato per 230 milioni e gli asset dati in pegno alle banche, l’Inter continuava – e continua tuttora – ad avere bisogno di un azionista dalle spalle forti disposto a sobbarcarsi la costosa gestione. Cosa che non rientrava né nelle intenzioni né nelle possibilità di Thohir, approdato in Italia con il mantra dell’autosufficienza e deciso a non svenarsi ulteriormente dopo i 75 milioni versati in conto capitale nel novembre 2013 e i 108 prestati in più tranche fino allo scorso giugno. A un certo punto Thohir ha detto basta, anche perché l’Inter non smette di bruciare cassa e ha un costante bisogno di liquidità. Da qui il mandato ampio affidato a Goldman Sachs già nello scorso autunno, una lunga e discreta fase di manifestazioni d’interesse, quindi l’accelerata di Suning, con tanto di visita alla Pinetina il 22 aprile e presenza in tribuna a San Siro il giorno dopo per la partita contro l’Udinese.
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Thohir alza le mani: il suo piano è fallito. L’Inter ha bisogno…
Alla fine Erick Thohir ha dovuto gettare la spugna e cedere l'Inter.
(Gazzetta dello Sport)
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