La versione di Erick Thohir arriva chiara e netta nel suo penultimo giorno italiano prima di ripartire per Giacarta e il Corriere della Sera la espone: «"Salutare e andarmene dopo solo due anni? Non capisco da dove arrivino certi rumors. Io non vendo, come on!"». Thohir dice no alla cessione dell’Inter prima con un comunicato ufficiale e poi, dopo il cda, con un incontro con la stampa nella sede del club, tra le coppe del passato che lui sogna di vincere nel futuro. In mezzo però c’è un presente difficile e pericoloso. Che fare se i partner non arrivassero? I soldi li metterebbe lui, dice. Alla faccia, sembra dire, di chi sostiene che non sono solvente. Thohir ripete che il suo piano è quinquennale e resisterà al di là dei risultati altalenanti. Non tutto è chiaro, però. Per esempio, il destino dei grossi nomi se fallirà la missione Champions. C’è l’esigenza di non spendere per gli ingaggi più del 50% del fatturato. Il che tiene aperto il problema, anche perché qui non siamo proprio a Fort Knox. Soprattutto perché il target è 230 milioni, la soglia dell’élite mondiale. Al di sotto, «resteremo un club buy and sell», cioè che si autofinanzia. E il fair play finanziario? Qui interviene il Ceo, Michael Bolingbroke, che ammette la «grande difficoltà» della missione e si augura di «chiudere vicino al meno 30 milioni chiestoci quest’anno per poi raggiungere il pareggio di bilancio l’anno prossimo». E non sarà per niente facile. Con l’Inter si è rivelato tutto molto più difficile, ma Thohir pensa di potere risolvere l’enigma. Se era apprendistato, è finito. E se davvero non vende, ora è il momento di decollare».
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THOHIR, APPRENDISTATO FINITO. ORA È IL MOMENTO DI DECOLLARE
La versione di Erick Thohir arriva chiara e netta nel suo penultimo giorno italiano prima di ripartire per Giacarta e il Corriere della Sera la espone: «”Salutare e andarmene dopo solo due anni? Non capisco da dove arrivino certi rumors. Io...
(Corriere della Sera)
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