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"Certi numeri sono dispettosi, si nascondono tra le pieghe degli eventi, vengono quasi coperti dall’entusiasmo generale. Dal 28 febbraio, da quando era stato servito a San Siro il primo poker all’Atalanta (il secondo risale a 17 giorni fa, prima della sosta), Lautaro in campionato ha segnato soltanto un golletto nella scampagnata in Ciociaria da campione di Italia in pectore. Era il 10 maggio, poi nient’altro. In 12 gare filate di A a cavallo delle due stagioni solo quel centro nello 0-5 al Frosinone. Fa impressione pensando al Cannibale del 2023-24 che si presenta al galà del Pallone d’oro con smoking da prima fila. Certo, una fetta di quelle partite erano arrivate quando l’Inter aveva già messo in tasca lo scudetto e quindi la tensione di tutta la compagnia era calata. D’estate, poi, c’era pur sempre stata la grandinata di reti segnate dal Toro in una Coppa America vinta da re dei bomber. In questo nuovo inizio, però, il vero Lautaro non è si è visto mai, nemmeno di sbieco: le fatiche americane sono state pagate durante la preparazione e l’ultimo viaggio in Nazionale non lo ha aiutato a ripartire di slancio".
"Tornato solo giovedì scorso dall’altro mondo, gli sarebbe servito sicuramente un po’ più di riposo, anche pensando alla doppia battaglia City-Milan. Tra l’altro, era effettivamente questo l’orientamento dello staff tecnico: una panchina studiata per recuperare forze e mettere nuova energia da scaricare su Guardiola. È stato lo stesso Lautaro, generoso fino alla testardaggine, a chiedere però di giocare pure questa: far saltare il tappo in campionato è l’ossessione del momento. Prima o poi succederà di certo, l’argentino ritroverà la porta come è sempre successo, ma intanto l’Inter ha steccato in due trasferte su due e il Napoli del vecchio mentore Antonio Conte ha messo il muso davanti. Le gare fuori San Siro sono state, guarda caso, quelle in cui l’argentino si è presentato più appannato al momento chiave e si è impuntato per giocare. I 56’ di Monza vanno dimenticati presto e, a ripensarci, gli 86’ messi in cascina alla prima, nel Marassi genoano, hanno avuto solo l’effetto di “ritardare” la rimessa in forma", scrive La Gazzetta dello Sport.
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