La testimonianza di un tifoso dell'Inter a cui è stato negato l’accesso allo stadio a Oporto. Tuttosport riporta oggi le parole di Francesco Rosito, uno dei supporter dei nerazzurri che non è riuscito a entrare nell’impianto.
ultimora
Tifoso Inter rimasto fuori a Oporto: “Messi in un imbuto, ho temuto di morire”
Lei vive all’estero, come aveva acquistato il biglietto?
LEGGI ANCHE
«Sul sito del Porto. Senza alcun problema. Non mi era stato richiesto alcun abbonamento o tessera locale. È bastato pagare e in pochi secondi avevo il prezioso tagliando, che, preciso, non era nella curva del Porto, ma in una sorta di tribuna, nella zona alta».
Ma ieri le è stato impedito di entrare.
«Esatto. Nel pomeriggio sembrava che bastasse non indossare vessilli nerazzurri per poter assistere al match, ma non è stato così. Dopo essere stato sballottato in diversi gate, ho capito fin da subito la situazione. Siamo rimasti fuori in tantissimi, almeno un migliaio, se non di più. Il settore dove ci avevano mandato era già esaurito, quindi anche a logica era impossibile entrare».
Come ha vissuto il tutto?
«Ho temuto per la mia vita. Siamo stati messi in questo pericolosissimo imbuto, in questa fila dalle 18.45, dove non si avanzava di un centimetro. La zona non era assolutamente sicura, eravamo tutti ammassati. In questa strettoia la gente, anche non volendo, spingeva: davanti c’era la polizia, che è stata irremovibile nel non farci passare, ma per fortuna non ha caricato o altro. E questo va comunque sottolineato. Nonostante la tensione massima, non è successo nulla di grave. Ma la verità è che eravamo intrappolati, non mi viene altro termine. C’erano pure bambini, anziani, persone con le stampelle. Dopo l’arrabbiatura del momento, adesso prevale il senso di sollievo per averla scampata, che tutto si sia risolto senza qualcuno che si sia fatto male».
Dove ha visto la partita alla fine?
«Sul cellulare. Sono andato via verso la fine del primo tempo. Uno prende le ferie, spende soldi per voli e hotel, più quelli del biglietto, il disagio non è da poco. Trovo profondamente ingiusto che il giorno stesso della gara ti comunichino che forse non potrai vedere la partita. Avrei voluto raccontare ai miei l’emozione della qualificazione, li ho sentiti per rassicurarli sul fatto che non mi fosse capitato nulla di grave».
© RIPRODUZIONE RISERVATA