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Nel corso di una lunga intervista rilasciata al sito Vita.it, Francesco Toldo è tornato a parlare della sua carriera da portiere: "Nel 2010 vinta la Coppa dei Campioni decisi di smettere, come mi ero ripromesso di fare se avessimo vinto. Avevo un altro anno di contratto, ma avevo deciso. Il presidente dell’Inter mi chiese cosa avevo voglia di fare all’interno della società. Non volevo fare l’allenatore, ero stanco di ritiri e trasferte, chiesi di occuparmi della parte sociale. L’esperienza dell’Inter Campus è durata due anni. Attraverso il gioco educhiamo i bambini disagiati in tutto il mondo cercando di distrarli dai problemi che hanno (abbandono, problemi politici, microdelinquenza). Sono 30 progetti in paesi diversi, 10000 bambini. Si lavora con le loro Fondazioni locali. Ci sono allenatori che viaggiano per il mondo, tramite loro il calcio diventa uno strumento per educare, per far scoprire nuove passioni. Sono stato felicissimo di questa esperienza, ho visitato tanti posti dove il calcio rimane uno sport.
Tre anni fa ho creato il progetto Inter ForEver legato agli ex giocatori, che aiuta a mantenerli agganciati all’Inter facendoli sentire valorizzati e considerati anche alla fine della loro carriera. Sono molto orgoglioso di questo. Vengono coinvolti tutti quelli che hanno giocato nell’Inter, non solo le leggende. Li portiamo allo stadio, li coinvolgiamo con i club locali, mandiamo loro gli auguri di compleanno… Abbiamo fatto anche delle partite di calcio in Europa e in Cina dando l’incasso in beneficenza. Tanti si chiedono cosa fanno gli ex giocatori, ma poi se ne disinteressano. Ricordo la partita di addio di Recoba, commuovente, tutto lo stadio urlava il suo nome per ore. Gli ex giocatori devono riciclarsi a 35 anni, se sbagli il primo investimento sei fuori. Non tutti hanno questa capacità, ti abitui ad uno stile di vita che devi cambiare, è un problema".
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