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Nel 2006, il bis con la Roma. Il mattatore stavolta è Cruz.
—«Julio, un amico e un gran signore. Vivevamo nello stesso palazzo e andavamo insieme ad Appiano. Era sempre puntuale, anche in area. E quanto gli piaceva fare gol alla Juventus!».
In porta c’era già un altro Julio, Cesar, titolare pure nel successo 2010 che avviò il Triplete.
—«La differenza fu che mentre Mourinho mi spiegò perché mi preferiva Julio, Mancini prima non lo fece. Così è più difficile accettare la panchina».
Quello che sta facendo Handanovic, che però giocherà la finale.
—«Felice per lui. Ogni top club deve avere due grandi portieri».
Come finisce all’Olimpico?
—«L’Inter è potente e in forma, ma anche la Viola non scherza e in campionato ha messo in difficoltà i nerazzurri. In una finale però si resetta tutto. Conta solo come si entra in campo. È la testa che guida le gambe».
Le due squadre poi avranno un doppio esame di inglese in cui partono sfavorite con West Ham e Manchester City.
—«Buttare giù tutto! Così direbbe Vieri. Lasciare sul campo tutto quello che hai dentro. Loro sono più forti? Bene, che lo dimostrino! L’Inter soprattutto non ha nulla da perdere. È una squadra pazza e la serata potrebbe essere propizia per qualche pazzia. Se i ragazzi di Inzaghi pareggeranno la carica che avevamo noi contro il Bayern a Madrid...».
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