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Tommasi: “Vogliamo riprendere in sicurezza, ad oggi ci sono due paure. E il protocollo…”

Le parole di Tommasi a Sky Sport

Matteo Pifferi

Intervenuto a Sky Sport, il presidente dell'AssoCalciatori Damiano Tommasi ha parlato così della scelta della Lega di ribadire di voler riprendere il campionato:

"Non è l'organo che decide se si torna a giocare o si va oltre il 30 giugno. E' un pensiero che si conosceva e si conosceva già da tempo, siamo più concentrati sul protocollo per gli allenamenti di sport di squadra, vediamo se si può permettere ai giocatori di tornare ad allenarsi già da lunedì sperando che il 18 ci sia l'approvazione al protocollo".

SCELTA DELL'EMILIA ROMAGNA- "Era quello che chiedevamo noi già settimana scorsa, dobbiamo capire quanto questa ordinanza possa essere messa in pratica, anche se i Comuni poi potrebbero dire la loro. Era uno dei temi che ho affrontato con Spadafora, tornare nel centro sportivo è importante nonostante ad oggi la ripresa sia prevista per il 18. E' il passo che vorremmo capire se si possa fare a livello nazionale, l'ordinanza della Regione dà la possibilità ai centri di essere aperti ma l'altra ordinanza governativa valeva per tutti. Balzava all'occhio la disparità di trattamento tra sport di squadra e individuali, ora per tutti i giocatori tornare ad allenarsi vuol dire tornare a fare il proprio lavoro. Si vuole tutti completare la stagione, sono piccoli step che anche nel calcio si vorrebbero percorrere".

GIOCATORI CHE SI ALLENEREBBERO AL PARCO - "E' una possibilità, ci sono anche alcune società che potrebbero aprire i propri centri sportivi per dare la possibilità ai giocatori di andare ad allenarsi anche se prima deve arrivare l'ok del Ministero, 'se mi alleno da solo non c'è pericolo' deve dirlo la Comunità Scientifica".

PREVISIONI - "Dai primi di marzo abbiamo imparato ad aspettare. Le decisioni di oggi avranno altre premesse tra una settimana o un mese. E' difficile fare previsioni, c'è un tempo e anche una considerazione fatta dall'UEFA di fine luglio. C'è da capire come arrivarci a piccoli step, c'è bisogno di un livello di preparazione progressivo. Non mi rifarei a modelli esteri perché anche all'estero non sono così ottimisti. C'è bisogno di un inizio progressivo, poi saranno gli eventi e le date a disposizione a dirci quando e come potremmo iniziare a pensare di scendere in campo".

PAURE - "C'è paura sulla tenuta del sistema, della sostenibilità ma che non è l'elitè. C'è un grande punto interrogativo sulla propria professione e sul proprio futuro in campo. Tante squadre temono di non ripartire, dall'altro però c'è la paura del tema della sicurezza sul posto di lavoro. Ci sono parecchi giocatori e giocatrici che conoscono persone colpite dalla malattia e che hanno una sensibilità diversa. Questo avvertiamo come categoria, c'è la voglia di riprendere il prima possibile e in sicurezza".