Di quell'ultimo anno complicato Francesco Tottiaveva parlato più volte in altre interviste e anche nel suo libro, scritto insieme a Paolo Condò. Per Vanity Fair, che gli ha dedicato la copertina, ha ripercorso quei momenti carichi di amarezza, concentrandosi sul rapporto tra lui e Luciano Spalletti (ma senza mai nominarlo): "L'allenatore sceglie chi mettere in campo in assoluta autonomia. È giustamente padrone delle decisioni e io non mi sono mai permesso di metterle in discussione né di contestarle. Poi c'è un discorso di umanità e lì le cose cambiano. Più mi impegnavo, più lui cercava la rottura, la provocazione, il litigio o il pretesto. Capii in fretta che in quelle condizioni proseguire sarebbe stato impossibile. Così, per la prima volta in 25 anni di Roma, tra gennaio e febbraio, mollai".
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Totti: “Il rapporto con Spalletti? L’ultimo anno fu un incubo. Più mi impegnavo, più lui…”
La copertina di Vanity Fair è tutta di Francesco Totti
Perdono e stretta di mano? "Fummo vicini ad uno scontro fisico? A Bergamo ci andammo pelo pelo e mancò davvero poco. Per fortuna non è successo. Nel calcio si sbaglia, sbagliamo tutti. Diciamo che dovrei capire in che luna sto quel giorno, come mi sveglio, se sono di buon umore. Alcuni temevano la reazione del mister, che potesse dire: 'Voi state con lui'. E' triste? E' brutto? Purtroppo e' umano e i rapporti fraterni nel calcio sono ben pochi. Quell'ultimo anno comunque fu un incubo. In quei giorni iniziai a ripensare a come si comportava agli inizi, quando ero il capitano, il simbolo, il giocatore indiscusso. E capire che mi stavano dicendo: 'Hai 40 anni, fatti da parte, non rompere i coglioni', mi fece male".
Un anno prima di ritirarsi il pensiero di un addio:"Sapevo che prima o poi quel momento sarebbe arrivato, ma ho iniziato a considerare l'ipotesi solo nell'ultimo anno. Nella stagione precedente avevo capito che non avrebbero voluto rinnovarmi il contratto: però, poi, ogni volta che subentravo cambiavo le partite e facevo gol. Dopo quella con il Torino, dove entrando a 4 minuti dalla fine ne feci due, me lo rinnovarono a furor di popolo. Mi sarei dovuto ritirare in quella sera perfetta, dopo l'apoteosi, come mi suggerì Ilary e ci pensai anche. Poi dopo una notte insonne decisi di continuare, ma il rapporto con lui purtroppo era già compromesso. Quell'ultimo anno comunque fu un incubo".
(Vanity Fair)
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