- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
ultimora
Il 5 maggio di 10 anni fa l'Inter iniziava la scalata verso il Triplete storico conquistato dalla squadra di Mourinho. Tanti gli episodi legati a quella memorabile annata, alcuni li ha raccontati anche l'ex presidente Moratti, altri li ricorda La Gazzetta dello Sport:
ROMA - "Lo striscione «Oh noooo» dei tifosi della Lazio era stato srotolato da poche ore e l’anima inquieta di José Mourinho era già lì ad architettare qualcosa di nuovo per l’ultima innaffiatina al seme del Triplete. Qualcosa che potesse nutrire la sua fame di nuovo. E anche l’anima, avrebbe deciso dopo. Dopo pranzo del 3 maggio, Hotel Cavalieri, dove l’Inter era rimasta in ritiro dopo aver battuto la Lazio e aspettando la finale di Coppa Italia del mercoledì contro la Roma, sboccia una delle idee alla Special One. «Conosco poco Roma: cosa potrei andare a vedere?». Contatto-lampo fra l’Inter e la segreteria Vaticana e visita privata alla Cappella Sistina. Dopo aver smesso di guardare all’insù incantato, nell’impossibilità di una visita privata anche con il Papa, Mourinho cercò comunque la sua «protezione». E acquistò cento rosari benedetti dal Pontefice da regalare a sorpresa a tutto il gruppo squadra".
INNO ROMA - "Una sorpresa la fecero anche a lui, il giorno dopo. Allenamento al Flaminio, all’improvviso una visita non qualsiasi di un tifoso interista non qualsiasi: Pietro Mennea, il capello più bianco di quello allora brizzolato di Mou, in mano una maglietta con su scritto 19”72. Il suo regalo, dopo aver chiacchierato fitto fitto: da uomo record a uomo di un record. Che Diego Milito avrebbe iniziato a scolpire il giorno dopo. Il suo gol servì, prima di scatenare quella di Totti contro Balotelli, a calmare l’ira del tecnico e anche del Cuchu Cambiasso, i due più furibondi nel sentire la musica sparata dagli altoparlanti dell’Olimpico: «Grazie Roma» a palla, alla faccia della finale in campo neutro. E Special trasfigurato dalla rabbia, ma non abbastanza da perdere la sua lucida, scartavetrante ironia: «Dunque se pareggiamo 1-1 in trasferta vinciamo la Coppa Italia noi, senza supplementari?».
RANIERI - "L’Inter vinse 1-0 e Mou andò in tv per un minishow dei suoi: «Non venite a festeggiarci a Malpensa: dobbiamo riposare». La sua lingua no: Mourinho ormai era in trance da guerra contro tutti. Iniziò la settimana che portava a Inter-Chievo accendendo una miccia («Ora, con i soldi risparmiati per il premio Coppa Italia, la Roma può pagare il Siena che gioca contro di noi all’ultima») e la concluse finendo di versare benzina. Con l’aiuto della confidenza di un giocatore della Roma, che raccontò a colleghi interisti di come Ranieri aveva motivato la sua squadra in pullman: facendo vedere alcune scene de «Il Gladiatore». «Se lo facessi con i miei si metterebbero a ridere, oppure chiamerebbero subito un medico». Poi si alzò dal tavolo delle conferenze della Pinetina e scappò in segreto a Linate, dove lo aspettava un volo privato per Berlino: andava a spiare i rivali della futura finale di Champions League, in casa dell’Hertha. «Sembrava un’amichevole», avrebbe detto tornando. Ma il vero commento alla partita lo scrisse per sms a Materazzi: «Marco, mi trovo nello stadio dove sei diventato campione del mondo: sono venuto a vedere il Bayern». «E come l’hai visto?». «Tranquillo: vinciamo noi 2-0». Sarebbe stato quasi più facile che battere 4-3 il Chievo a San Siro, il giorno dopo", racconta La Gazzetta dello Sport.
© RIPRODUZIONE RISERVATA