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Il momento dell'Inter è parecchio delicato. La squadra nerazzurra ha conquistato solo 9 punti nelle ultime 10 punti e il timore dei tifosi è quello di vedere scivolare via l'obiettivo Champions anche in questa stagione. L’Inter è una polveriera. Il crollo - del tutto inatteso - nel rendimento della squadra ha scoperchiato tutte le fragilità di uno spogliatoio che già un campionato fa si sciolse una volta svanito l’obiettivo Champions. Stavolta i problemi si sono materializzati quando - dopo la doppia sconfitta con Udinese e Sassuolo - si sono volatilizzate le già poche chance di fare corsa di testa. Nonostante i proclama della società (che ha più volte sottolineato come l’obiettivo stagionale fosse il quarto posto con annessa qualificazione alla Champions che verrà) i giocatori credevano che l’avvento di Spalletti potesse cancellare tutti i problemi come accaduto ai tempi con Antonio Conte e la Juventus. Così non è stato e, una volta arrivate le difficoltà, la squadra si è persa e Spalletti non ha ancora trovato modo di rianimarla. Ha provato a usare il pugno duro, cancellando il giorno di riposo e infarcendo la settimana di doppi allenamenti, ma questo ha partorito la prestazione di Genova.
Dopo la sconfitta (a sorpresa) l’allenatore ha allentato la cinghia, riservando l’allenamento previsto ai soli infortunati, probabilmente perché convinto che il problema dell’Inter sia nella testa: le gambe non girano non perché c’è un difetto nella preparazione, ma perché difetta nel gruppo quell’autostima acquisita nella prima parte di stagione: «Bisogna lavorare su tutto e apportare piccoli correttivi che diano vantaggi, solo l’impegno quotidiano può farti ribaltare la situazione. Bisogna aumentare l’autostima che abbiamo un po’ perso», l’analisi dell’allenatore. Il quale ha abbandonato i toni barricaderi nei confronti dei dirigenti, colpevoli (a suo dire) di far uscire troppe voci riguardo al calciomercato: «ho chiesto aiuto a tutte le componenti societarie, perché non si può sempre parlare di rivoluzione. Ho tutto chiaro con i dirigenti, ho chiesto loro aiuto per proteggere i calciatori che sono sempre messi in mezzo. E per la storia loro e del club non lo meritano». Fatto sta che in società certe uscite spericolate dell’allenatore non sono state gradite: a fine stagione verrà tirata una linea e solo la qualificazione in Champions può silenziare i tanti problemi emersi da dicembre ad oggi anche negli equilibri all’interno di uno spogliatoio dove molti sono i mal di pancia come provano i rapporti conflittuali tra i croati e Icardi e la sofferenza di Candreva per le continue sostituzioni (a Marassi la 18ª della stagione). Senza Champions, invece, saranno molti a pagare.
(Tuttosport)
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