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TuttoSport nell'edizione odierna ripercorre gli ultimi giorni a Roma di Luciano Spalletti.
"Se n'è andato, uscendo da Trigoria un pomeriggio di giugno, brandendo un megafono e urlando «Forza Roma» per poi, dopo nemmeno una settimana, esordire nella sua avventura nerazzurra con una dichiarazione che da queste parti ha strappato più di qualche sorriso amaro. A un tifoso juventino che si rammaricava del fatto che non sedesse sulla panchina bianconera, risponde: «Lei può essere di chi le pare. Noi siamo dell'Inter». E poi, dopo altri 7 giorni: «Far parte dell'Inter ti perfora il cuore». [...] È bastato quindi ascoltarlo parlare in questi primi mesi all’Inter per capire che l’addio alla Roma non è avvenuto per problemi con i media o con Totti (allontanato da Trigoria nel febbraio del 2016), come ha voluto far credere da gennaio in poi. Quello era l’alibi perfetto da dare in pasto alla piazza. La verità è che la sua è stata una semplice (e legittima) scelta professionale: «Volevo allenare l’Inter», ha ribadito pochi giorni fa. Sarebbe bastato spiegarlo anziché dire, il giorno del suo addio: «A oggi non ho parlato con nessuno». Perché poi le parole si dimenticano in fretta e capita che due settimane dopo la versione esternata dal tecnico fosse già diversa: «L’Inter mi ha cercato prima della fine del campionato». Lucio, dunque, è andato via per altro", scrive il quotidiano
Il modo in cui si è verificato l'addio, scrive ancora TuttoSport, "non avrebbe dovuto essere così, alla luce dei risultati: ma l’eliminazione nei preliminari di Champions League è rimasta come macchia indelebile, non cancellata dal secondo posto, dal record di punti, dal record di gol segnati. Per l’Inter, Spalletti non poteva essere scelta migliore. Per Spalletti idem. Insieme, inseguiranno la Champions. Quella stessa Champions che il tecnico ha regalato per due anni alla sua squadra di allora".
(Fonte: TuttoSport)
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