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Domenica l'Inter sarà ospite dell'Udinese che ha appena cambiato allenatore passando da Oddo a Tudor. La Gazzetta dello Sport ha intervistato il tecnico dei friulani che ha parlato della sfida coi nerazzurri, ma anche della sua carriera da allenatore:
«La Serie A ha ancora il suo fascino, enorme. Se vieni ad allenare qui, puoi allenare ovunque. E non siete messi così male, la Roma è arrivata a un passo dalla finale di Champions».
Come è arrivato a Udine?
«È successo tutto molto in fretta. In un giorno. Il mio agente Anthony Seric mi ha chiamato e sono venuto a fare una chiacchierata con i Pozzo. Bisognerebbe chiedere a loro perché hanno scelto me, ma penso perché sono bravo».
Che esperienza è stata in Grecia al Paok Salonicco?
«Ho avuto il presidente russo Ivan Savvidis, quello che è entrato in campo con la pistola. Comunque non ho avuto tanti problemi, lui voleva rompere l’egemonia dell’Olympiacos, era impossibile per vari motivi. Tornerò quest’estate al matrimonio dell’addetto stampa».
La Turchia?
«Bellissima. Hanno fatto investimenti importanti, costruito una decina di stadi nuovi».
Parliamo della sua Croazia che ha attraversato l’era Suker, l’era Boban e ora quella dei Modric, Mandzukic, Perisic, Brozovic. Come la vede al Mondiale?
«Per me è una delle prime cinque, ma tutto dipende dall’allenatore, è lui che fa la differenza».
I ragazzi che allena ora all’Udinese, Balic e Perica, hanno qualche possibilità?
«Difficile. Ma Balic è un ragazzo che può crescere, ha talento, personalità, è un 1997 che sta giocando in A, non è poco».
Domenica con l’Inter è una bella sfida di croati...
«L’Inter è forte, ha un grande allenatore come Spalletti che ha molto migliorato Brozovic. Perisic spero non si scateni contro di noi. Rispettiamo l’Inter, ma proviamo a giocarcela. La motivazione viene da sola. E io quando entravo a San Siro pensavo sempre che fosse il top. Ci perdevo raramente con loro».
Che ricordi ha della Juve, sente ancora qualcuno e perché ha scelto Iuliano come vice?
«Siamo rimasti in contatto, come con Montero. Difficile non volergli bene e poi serviva uno che parla italiano. Non potevo portarmi per poche partite lo staff croato. Alla Juve ho segnato il gol più importante della carriera al Deportivo (2003, che qualificò la Juve ai quarti, ndr) e sono diventato uomo. E il segreto era uno solo: le persone giuste al posto giusto».
Lei, in un’intervista ha parlato bene di Luciano Moggi.
«Da dirigente, quando giocavo, è stato bravo. Ma non l’ho più sentito».
Tudor, l’Udinese come si salva?
«Facendo punti. Ha grande potenziale, soffre un po’ la pressione ma a Benevento ho visto una squadra che voleva andare a colpire. I giocatori sono come i bambini: devi dar loro amore e disciplina».
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