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Chi passa agli ottavi di finale?
«Diciamo entrambe le squadre. La Real Sociedad vince all’Anoeta, mentre l’Inter ha la meglio nella gara di ritorno. Tre punti nel proprio campo e tutti felici (sorride, ndr)».
Cosa ricorda invece delle sue gare contro l’Inter della stagione 1979-80?
«La gente di San Sebastian non dimenticherà mai il ritorno. Ancora oggi, le assicuro, tutti hanno bene impresso nella testa il match dell’Atocha (l’ex impianto dove giocava la Real Sociedad, ndr). All’andata avevamo perso 3-0, in casa ci imponemmo per 2-0. E quindi andammo vicini all’impresa. A San Siro non giocammo male, anzi. Pensi che ho la registrazione del secondo tempo di quella gara. E quando la mostro, mi dicono: “Caspita, era davvero difficile battervi”. Però l’Inter ci riuscì. E pure per 3-0, quindi zero scuse. In casa nostra però, quando era vita o morte, facemmo tutto il possibile per ribaltare l’eliminatoria. I nostri tifosi furono davvero il dodicesimo uomo in campo. Il pubblico ci spinse a battere i nerazzurri, peccato per l’eliminazione e per una decisione dell’arbitro».
Quale?
«Il direttore di gara arbitrò normalmente, né bene, né male. Però dopo pochi minuti non fischiò un netto rigore per noi. Lo ricordo perfettamente perché fui io a subire un chiaro fallo. Entrai in area, puntai l’avversario e venni steso. Avessimo segnato fin da subito, chissà. In ogni caso quella partita fu fantastica».
Chi l’ha impressionò maggiormente di quell’Inter?
«Pasinato. Controllò molto bene Zamora, una delle stelle della nostra squadra. Ma che bravo pure Beccalossi! I nerazzurri erano davvero forti. Fu una partita molta aggressiva, da ambo i lati. Nessuno tirò indietro la gamba. Ci furono molti cartellini gialli e sconfiggemmo con merito i nostri avversari».
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