Emergono altri particolari dall'inchiesta sugli ultrà di Inter e Milan. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, le curve avevano puntato gli occhi anche su Torino, salvo poi lasciar perdere, pare: sotto la Mole, s’era già infilata la ‘ndrangheta. "Almeno così emerge dal contenuto di una telefonata intercettata il 3 luglio 2020 dal Gico della guardia di finanza: «Giuseppe Caminiti (arrestato, ndr) asseriva infatti, che “Beppe”, pacificamente Giuseppe Calabrò, quando gli aveva paventato la volontà di acquisire anche la gestione dei parcheggi dello stadio di Torino, aveva immediatamente cassato il progetto poiché già gestiti da altra famiglia calabrese, i Belfiore»".
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Corsera – Ultras, nel mirino anche Torino: progetto abbandonato, c’era già la ‘ndrangheta
Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, le curve avevano puntato gli occhi anche su Torino
"Mai condannato per associazione di stampo mafioso (ma per traffico di stupefacenti), secondo gli investigatori Calabrò sarebbe «intraneo alla ‘ndrina degli Staccu (ex La Minore) di San Luca (Reggio Calabria), con contatti tali da poter assicurare una sorta di copertura criminale ai suoi sodali: «Gli ho detto, “Beppe mi fai prendere lo stadio di Torino?” — argomenta Caminiti — e lui mi fa: “Pinuccio tieniti questo (San Siro, ndr)...perché...perché prendere...andare a tirargli via il mangiare ad altre persone»?".
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