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Una Confederations di violenze e marce, in totale si contano…

Lorenzo Roca

Lo scontro più violento alla fine del primo tempo. A pochi metri dallo stadio 1.500 black bloc iniziano a lanciare sassi e bottiglie, gli agenti in tuta anti-sommossa rispondono muovendo i mezzi blindati, lanciando gas lacrimogeni e spray al...

Lo scontro più violento alla fine del primo tempo. A pochi metri dallo stadio 1.500 black bloc iniziano a lanciare sassi e bottiglie, gli agenti in tuta anti-sommossa rispondono muovendo i mezzi blindati, lanciando gas lacrimogeni e spray al peperoncino. Quattordici feriti tra i manifestanti, due tra le forze dell’ordine. Tutte le strade intorno al Maracanã, per un raggio di due km, erano state chiuse al traffico fin dalle prime ore del mattino. I manifestanti si erano riuniti in Praça Saens Peña, a due chilometri dal Maracanã, intorno alle 10 di mattina. Altri erano partiti da ben più lontano, a Tijuca, nella zona sud. Hanno marciato insieme verso il Maracanã in una Rio militarizzata, presidiata da polizia, esercito, corpi speciali: circa 18mila uomini. I cancelli erano stati aperti quattro ore prima dell’inizio della partita. In totale, nelle ultime tre settimane ci sono state 490 marce contro le assurdità dello sport che non pensa alla nazione, alcune molto grandi, altre assai violente. Il giorno più fitto di manifestazioni è stato il 20 giugno: con ben 150 punti caldi nelle varie città. Dopo che un centinaio di persone aveva occupato il terreno destinato alla nuova sede della federacalcio brasiliana, a Barra da Tijuca, si sperava che almeno ieri a Rio emergessero solo rabbia e parole. Per ore i manifestanti hanno intonato e riassunto gli slogan di questo mese di battaglia: contro la corruzione dei politici, contro i disagi dei trasporti pubblici, contro il sistema scolastico e sanitario, contro le spese eccessive per la Confederations Cup, del Mondiale 2014 e dei Giochi 2016, eventi che tutti invitavano a boicottare.