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Uragano Correa, alla fine ha sempre ragione Inzaghi: ora pressione sulle altre
Mentre anche stavolta qualcuno invocava il suo esonero alle prime indiscrezioni di formazione, Simone Inzaghi aveva già immaginato Verona-Inter nella sua testa. Dopo quattro anni e un numero spropositato di intuizioni, glielo si può tranquillamente riconoscere. Perché gli imprevisti sul cammino continuano a moltiplicarsi, ma lui è ormai abituato a venirne fuori con grande autorevolezza. Questo perché forse non sarà mai il generale di ferro che in alcune circostanze servirebbe anche, ma nella gestione del gruppo ormai non ha nulla da imparare da nessuno.
In questa ottica bisogna inquadrare la scelta di mandare in campo Correa dal primo minuto. Non una pezza messa lì per tappare il buco lasciato da Lautaro Martinez a poche ore dalla partita, ma un'opportunità costruita nell'arco di una sosta che aveva svuotato nuovamente Appiano Gentile. E l'impatto devastante sul match conferma la capacità del mister di entrare comunque nella testa di un ragazzo che sa già quale sarà il suo destino a fine anno.
L'uragano nerazzurro porta a caratteri cubitali la firma del Tucu, tirato a lucido e spedito in campo in quella Verona tutt'altro che fatal per lui. "Servirà l'aiuto di tutti" è la parola d'ordine da raccogliere letteralmente. Il messaggio è arrivato anche a Kristjan Asllani, finalmente in condizione di sfruttare l'assenza di Calhanoglu. Senza dimenticare De Vrij, mandato in campo lui sì senza preavviso, ma in grado di ruggire e reagire da grande qual è. Serve questa continuità per convincere la dirigenza nerazzurra a esercitare l'opzione di rinnovo a fine anno.
Le buone notizie per Inzaghi non si fermano però qui. Averla messa ampiamente in discesa già nei primi 25', dopo aver tirato un grosso sospiro di sollievo sulla traversa di Tengstedt, ha dato la possibilità gestire le energie già certo di essere di nuovo primo in classifica almeno per una notte. La pressione che per 15 giorni hanno provato a rovesciargli addosso tornano con effetto boomerang ad altre latitudini. Saranno altrettanto bravi i suoi diretti concorrenti a gestirla con la stessa disinvoltura?
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