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Valdano: “Sconfitta dura per la Juve. In Italia molte squadre giocano bene. La Superlega…”

Gianni Pampinella

Intervistato dal Corriere della Sera, l'ex giocatore, oggi opinionista, ha parlato dello stato in cui versa il calcio italiano

Intervistato dal Corriere della Sera, Jorge Valdano ha parlato dell'eliminazione della Juve in Champions League per mano del Villarreal. Inoltre l'ex giocatore ha detto la sua sullo stato in cui versa il calcio italiano. "Sicuramente è stata una sconfitta dura per la Juventus e per la serie A ed è una vittoria di prestigio per la Liga, che stava perdendo in questi anni il confronto contro la Premier League: questo risultato, con tre spagnole ai quarti di finale, rafforza il campionato spagnolo. Ed è un grande traguardo per un progetto umile come quello del Villarreal, raggiunto con grande professionalità e coronato dai quarti di finale dopo la vittoria dell’Europa League".

Juve e Inter agli ottavi, Milan e Atalanta ai gironi: tutte eliminate. Per il secondo anno di fila l’Italia non avrà squadre ai quarti di finale e non vince il trofeo dal 2010. Il rischio è di abituarsi?

«Non credo, anche perché mi sembra che da un po’ di tempo si stia giocando meglio in Italia, ci sono molte squadre che stanno dando una dignità al buen futbol. Però logicamente c’è un percorso da fare, che richiede tempo».

Il calcio italiano è nel limbo anche con la Nazionale, che il 24 affronta la Macedonia e poi eventualmente la vincente di Portogallo-Turchia il 29. Otto mesi dopo il trionfo di Wembley c’è il rischio di un altro enorme passo indietro per tutto il calcio azzurro?

«È incredibile che si possano eliminare tra di loro due candidate credibili al titolo mondiale come Italia e Portogallo. Questo dice tutto della forza del calcio europeo, però racconta anche quante sono la difficoltà di sopravvivere al massimo livello».

Per la Juve di Agnelli gli anni senza Champions ora diventeranno almeno 27, un’eternità. La risposta è creare una Superlega?

«Nella Superlega ci sarebbero ancora più difficoltà a vincere. Però è un’aspirazione legittima nell’epoca della globalizzazione, che rende i ricchi più ricchi e i poveri più poveri».

(Corriere della Sera)